Roma - Gli sbarchi degli immigrati sulle coste italiane a partire da luglio dello scorso anno, hanno registrato un decremento complessivo di circa il 72% rispetto al 2016 e di circa il 77% rispetto al 2017. Vale a dire che, stando al cruscotto giornaliero del ministero dell'Interno sono stati conteggiati gli arrivi di 13.430 nuovi stranieri. Così non è stato, almeno in termini percentuali, per le richieste di asilo che invece risultano in netta crescita rispetto al passato: pari a più 5,3% a confronto dello stesso periodo del 2017 e pari a più 5,5 rispetto al 2016. Quanto alla ripartizione per nazionalità, al primo posto tra le domande di asilo presentate ci sono i nigeriani con oltre 25mila istanze (erano 27 mila nel 2016). Al contempo però l'attesa necessaria al processo di verifica per l'identità e la provenienza degli stranieri ci porta lontano da questi numeri ingrossando le file delle presenze e di coloro che, nel limbo del processo di accertamento, hanno tutto il diritto a rimanere in Italia, ospitati nei centri di accoglienza straordinari o direttamente negli Sprar (le sistemazioni per i richiedenti asilo). Contesto nel quale hanno titolo a ricevere un permesso di soggiorno temporaneo che solitamente vale un anno e può essere rinnovato anche più di una volta.
A oggi la distribuzione di chi chiede protezione e sul territorio nazionale è pressoché omogenea, anche se la presenza maggiore se l'aggiudica il centro nord, pari al 62% rispetto all'intera penisola. Di tutti i 123mila stranieri in attesa di risposta alla richiesta di asilo dal 2016, cui si vanno a sommare altri 97mila che hanno presentato domanda lo scorso anno, ben 136mila e 400 sono ospitati tra la capitale e le regioni del nord Italia. Ed ecco qualche numero: in Emilia Romagna il 78,3% degli stranieri ha presentato domanda d'asilo, in Friuli il 71%; nel Lazio il 63,5; in Liguria il 76,3; in Lombardia l'86,9; in Piemonte si tocca l'84 per cento; in Toscana l'80,1; in Umbria l'83,1; in Veneto è il 71,5. Tuttavia però sono solo 3 o 4 su 10 che ottengono il via libera alla protezione. Con tanto di concessione limitata tra i due e i cinque anni. E in tempi esageratamente dilatati rispetto a quanto accade nei paesi della Ue dove tra esame della domanda, pronuncia, ricorso e pronuncia definitiva passano al massimo da 3 a 6 mesi.
Nel Belpaese complici le lungaggini burocratiche, la gestione e registrazione delle testimonianze, la decisione su identità, provenienza e legittimità delle domande, le richiesta di asilo continuano a essere tante, e sempre difficili da governare.
La commissione, può decidere di riconoscere lo status di rifugiato, concedere la protezione sussidiaria o umanitaria, oppure rigettare la domanda. Ed ecco che si arrivano a toccare punte di 20 mesi conteggiando anche l'opposizione al diniego che i legali rappresentanti degli stranieri presentano ai tribunali ordinari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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