Tre giorni di proteste sui social network e di polemiche politiche, ma anche di critiche da parte di esperti del diritto e di addetti ai lavori. Alla fine, la Procura della Repubblica di Milano ha dovuto arrendersi all'evidenza: e ammettere a se stessa che l'incriminazione per omicidio volontario di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda che ha ucciso il ladro entrato in casa sua, è stata una gaffe, almeno dal punto di vista mediatico.
E anche se adesso è difficile tornare indietro, la conferenza stampa convocata d'urgenza ieri da Alberto Nobili, il magistrato che coordina le indagini, ha un unico senso: fare sapere all'opinione pubblica che con Sicignano la Procura milanese non ha alcuna intenzione di usare le maniere pesanti, a meno che non vi venga costretta da risultati clamorosi delle cosiddette «indagini tecniche», ovvero l'autopsia del ladro e le analisi balistiche sui colpi sparati dal pensionato.
«Nessun accanimento», «Non intendiamo colpevolizzare, «Per noi può anche essere un caso di legittima difesa al 100 per 100». Più esplicito di così, difficilmente Nobili poteva essere. E difficilmente poteva essere più autorevole il pulpito: Nobili è in Procura da trent'anni, è il magistrato più esperto d'Italia sui reati violenti, è in gara per diventare procuratore della Repubblica dopo l'addio di Bruti Liberati. D'intesa con Bruti, ieri ha convocato la stampa. Non ha sconfessato la decisione del pm titolare del fascicolo, Antonio Pastore, di modificare l'accusa al pensionato, da omicidio colposo a omicidio volontario. Ma ne ha dato una lettura minimalista: «Nella gamma dei diversi reati ipotizzabili, abbiamo scelto il più grave anche per una forma di garanzia per l'imputato».
Ma davvero le cose stanno così? In teoria, nessuno proibiva ai pm di fermarsi all'ipotesi di omicidio colposo, salvo poi cambiare tutto se alla fine dell'inchiesta fossero emerse prove inequivocabili della volontà di Sicignano di ammazzare l'intruso.
Ieri Nobili lascia capire che la modifica dell'imputazione è servita anche a poter sviluppare alcune tecniche investigative che il codice ammette solo per i reati più gravi. Ma se la Procura avesse immaginato lo scalpore suscitato dalla sua mossa, forse avrebbe fatto a meno. Perché, come spiega ieri un veterano del palazzo di giustizia milanese, «i pm sono pagati anche per sfidare l'impopolarità ma non per sfidare il buon senso». E che Sicignano non sia uno sceriffo o un giustiziere della notte appare chiaro.
Ieri, nell'incontro con i giornalisti, Nobili si limita a dire che nel racconto di Sicignano vi sono delle «incongruenze», ma poi liquida come irrilevanti o quasi tutte le presunte prove a carico del pensionato. Dalla più nota, quella sulla traiettoria del proiettile che avrebbe attraversato l'albanese dall'alto verso il basso: «Può darsi che fosse piegato - spiega Nobili - o che il proiettile sia stato deviato da un osso», fino all'ipotesi che in realtà il ladro sia stato colpito sulle scale e non all'interno dell'appartamento. Anche in questo caso potrebbe essere legittima difesa: «Non è il dettaglio decisivo». E se Nobili non arriva a dichiarare simpatia per l'indagato, comunque dice «mi auguro che possa risultare innocente».
«D'altronde - si dice dai vertici della Procura - se fossimo davvero convinti che Sicignano è un assassino avremmo chiesto il suo arresto. E qualche incongruenza nei racconti è inevitabile sotto la pressione dell'emozione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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