Le misure di contenimento prese dall'Italia sono efficaci e se verranno rigorosamente rispettate eviteremo «la grande ondata» che altri paesi come l'Inghilterra ritengono inevitabile. A dirlo è il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli che ieri ha commentato i dati del bollettino quotidiano sull'andamento dell'epidemia insieme con il commissario all'emergenza, Angelo Borrelli.
Il numero dei pazienti attualmente positivi è in discesa: sono 2.470 dunque meno di ieri quando l'aumento su base giornaliera era stato di 2.853. «Dato che guardiamo con fiduciosa attenzione, lo abbiamo rilevato, lo valorizziamo come un segnale di quanto potrebbero darci tutte le misure prese. Ovviamente va consolidato nel giro dei prossimi 1-2 giorni. L'auspicio è di continuare a vedere questo decremento dell'incremento, e allora saremo anche più confidenti di poter dire che abbiamo raggiunto un risultato importante per il Paese», il commento di Locatelli.
Complessivamente sono 23.073 i malati di coronavirus. Il numero complessivo dei contagiati è salito a 27.980. Cifra che comprende i decessi che in un giorno sono stati 349 per un totale di 2.158 e i guariti: 414 ieri per un totale di 2.749 persone libere dal virus. Sono 1.851 i pazienti piu gravi in terapia intensiva. Di fronte all'ipotesi avanzata in uno studio inglese che prevede una durata dell'epidemia anche lungo tutto il 2021 e un coinvolgimento del 70% della popolazione Locatelli ha replicato che in Italia le cose andranno in modo «significativamente diverso» grazie alle azioni messe in campo sul territorio. Misure che ora molti paesi stanno prendendo ad esempio.
«L'Italia ha il numero maggiore di soggetti colpiti da coronavirus ma ha anche la possibilità di essere punto di riferimento nella comunità scientifica internazionale e un ruolo pioneristico - spiega -. Servono massima attenzione e rigore per documentare la validità di approcci terapeutici che possono essere promettenti, ma la cui efficacia deve essere comprovata». Dunque il modello Italia non soltanto per le misure di contenimento ma anche per le terapie che si stanno mettendo a punto sfruttando anche farmaci già in commercio per altre patologie Studi clinici rigorosi ma agili in modo che si possano definire più breve tempo possibile protocolli efficaci per curare i pazienti più gravi.
Ma la domanda che tutti gli italiani si fanno non ha ancora una risposta. Nelle zone più calde del contagio i focolai di Bergamo e Brescia salgono i contagi e i morti. Ma per Locatelli non è ancora possibile fare previsioni. Qui in quest'area sulla base dei dati sulla diffusione delle settimane precedenti Locatelli non si dice stupito dai numeri in salita e purtroppo «ci vorrà ancora qualche giorno per assistere ad una riduzione marcata sia dei contagi sia dell'impatto clinico sui pazienti più gravi».
Anche sul picco dei contagi Locatelli non si sbilancia se non su un punto: le cose non andranno nello stesso modo in quei paesi dove non saranno prese severissime misure dì contenimento. E dunque non si esclude che le scuole restino chiuse fino alla fine delle vacanze di Pasqua. Per evitare, lo dice chiaramente Locatelli, che i bambini possano costituire un veicolo di contagio visto e confermato che «al di sotto dei 30 anni non esistono casi fatali» e comunque i bimbi sono sempre asintomatici. Ora la guerra più difficile che si combatte è quella per allestire posti letto di terapia intensiva per i casi più gravi. Significa reperire strutture attrezzature e personale. La Lombardia in queste settimane è riuscita ad arrivare a 1.100 ma sono praticamente tutti occupati.
In Italia prima che esplodesse l'epidemia erano 5.324 i posti in terapia intensiva e 2.974 nei reparti di malattie infettive. Adesso ce ne sono 470 in più e si conta di arrivare a nel giro di pochi giorni a una disponibilità di almeno altri 1.850 posti.
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