Golpe in Turchia

I primi carri armati fermati e sconfitti da uno smartphone

Un uomo, armato solo di smartphone, insomma, può fermare la processione di carri armati spediti nei punti nevralgici di città. È successo in Turchia

I primi carri armati fermati e sconfitti da uno smartphone

Roma - Il Davide tecnologico (oggi si preferirebbe dire 3.0) che ferma il vecchio Golia, appesantito da tonnellate di acciaio e ferro. Questa è l'immagine plastica che rende in tutta evidenza l'impossibilità di orchestrare e portare a termine un golpe con le strategie novecentesche. Un uomo, armato solo di smartphone, insomma, può fermare la processione di carri armati spediti nei punti nevralgici di città. È successo l'altra notte. La notte di Istanbul. La notte del tentato golpe ai danni del legittimo potere «democratico» di Recep Tayyip Erdogan. In un Paese, la Turchia, caratterizzato da enormi contraddizioni. E forse è proprio questo il luogo dove le contraddizioni, come nodi al pettine, si consumano in un cortocircuito esplosivo. La scena di Erdogan che parla in diretta con la Cnn attraverso l'applicazione FaceTime del suo telefonino diventerà una delle pagine più dense di significato per gli storici di domani che dovranno dare un senso al magmatico progredire degli eventi di questo periodo. Ed Erdogan stesso, verso il quale gli indici dell'opinione pubblica internazionale sono puntati minacciosamente da anni per le sue prese di posizione contro la libertà di stampa, un eroe del nostro tempo.

Il progresso, però, se non lo puoi fermare lo devi cavalcare. È di certo questo il pensiero che è comparso nella mente del premier turco mentre in volo sui cieli della Turchia cercava una via di fuga. Lo scarto improvviso, la sterzata salvifica, proprio all'ultima curva, gli ha permesso di andare avanti. Proprio lui si è salvato usando quella che considerava la maggiore minaccia al suo potere: lo street journalism, che vive di iperconnessione e di testimonianze dirette. Al netto del massacro compiuto venerdì notte e delle tante vite sacrificate a questo tentativo di golpe militare, la lezione è di quelle da segnare sui libri di Storia. Una lezione che vede Erdogan a un tempo in cattedra e sul banco dell'alunno. Internet e la tv satellitare difficilmente possono essere fermati.

Tutti ormai possiedono un telefonino o uno smartphone. Quindi, in buona sostanza, possiedono un'arma che è anche un volano, da dove far rimbalzare notizie, foto, video, messaggi. All'infinito. Loro oggi possono scendere in piazza e documentare qualsiasi passaggio di carri armati, qualsiasi violenza, qualsiasi efferatezza. Nulla rimarrebbe impunito. Nessun tiranno potrebbe più regnare indisturbato, mentre la gente resta assediata in casa dalla paura dell'ignoranza. Poco importa che pure i golpisti, come riferisce la Bbc, si siano serviti di WhatsApp per ordire le loro trame. Resta il fatto che oggi un golpe armato non può bloccare il passaggio delle informazioni.

Sui libri di Storia di domani, forse, vedremmo la faccia di Erdogan incorniciata dallo smartphone di una giornalista della Cnn turca a fianco della celebre foto di Salvator Allende, assediato alla Casa Rosada con in un mano un'inutile (già allora) megafono.

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