Alle sette e mezza si piazza davanti la scuola che dirige. Controlla chi arriva in orario, aspetta i ritardatari, li tira dentro uno per uno. Poi chiude i cancelli e la giornata della dirigente può cominciare per finire circa 12 ore dopo. Questo è lo stile di Eugenia Carfora, dell'istituto Morano di Caivano, dove c'è il professionale, il tecnologico e l'alberghiero. Lei la dispersione la combatte con ogni mezzo: la persuasione, le regole di buona creanza, il rispetto e infine la didattica. Prima del suo arrivo la scuola era un letamaio. E zero fondi. «Ora è bella e funzionale racconta - Dopo 5 anni ho diplomato la metà di ragazzi. E l'anno scorso la dispersione è stata del 23% rispetto al 41 di quando mi sono insediata». L'arma di Eugenia è la scrittura. Spedisce migliaia di lettere, rompe le scatole al mondo interno, fa sentire la sua voce nelle istituzioni, nel mondo del lavoro. E qualcosa è cambiato. A Caivano la vita è durissima: «Ho una fluttuazione del 70% tra i docenti. Di ruolo sono 42 su 125, il resto sono supplenti temporanei o a 30 giorni. Molti appena possono spariscono». Si spaventano dinnanzi a troppe storie strazianti. Un ragazzino ha visto suo padre morire sotto i suoi occhi. Un altro, con due genitori spacciatori, scaricava la sua rabbia correndo in cortile, con un cronometro». Tante storie disperate ma anche alcune piene di speranza.
Come il gruppo dei elettromeccanici in trasferta a Modena per uno stage pagato bene, come la ragazza che si è iscritta a ingegneria informatica. E poi c'è il sogno: «Costruire una serra, coltivare i prodotti e usarli nella scuola alberghiera. Ho già il progetto e costa un milione di euro. Magari qualche cuore gentile ci darà una mano...»
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