Coronavirus

I ristoratori tornano in piazza: per noi solo imposte e debiti

"Cosa ci ha detto il governo? Chiedete prestiti in banca" L'allarme nel commercio: chiuderanno 4 negozi su 10

I ristoratori tornano in piazza: per noi solo imposte e debiti

Milano. "Grazie Conte. Bravo!": a un certo punto è partito anche un lungo e polemico applauso al governo. I ristoratori milanesi sono scesi di nuovo in piazza ieri, questa volta davanti alla stazione Centrale. Con cartelli e mascherine, con la giacca da chef o il gilet da sala, hanno protestato contro le regole per la riapertura, proibitive per molti, e per la liquidità che manca. Gli slogan andavano da «Non apro oggi, per non fallire domani», a «Servono fatti, non decreti», fino a «No tasse, più aiuti concreti».

Gli esercenti chiedono aiuti e soprattutto regole chiare per la riapertura, fissata per domani. Anche se sono in tanti quelli che non ce la faranno. Secondo un sondaggio Swg per Confesercenti, ben quattro imprese su dieci in Italia, tra negozi, bar e ristoranti, domani non alzeranno la saracinesca pur potendo in base alle norme. Le motivazioni raccolte: soprattutto il timore di lavorare in perdita, poi le regole di sicurezza troppo confuse e la paura del Coronavirus. Un'altra stima dell'Ufficio studi di Confcommercio prevede che ben 270mila imprese del settore rischiano di chiudere definitivamente se le condizioni economiche non miglioreranno velocemente, con una ripresa piena degli affari entro il prossimo ottobre.

Il mondo della ristorazione, tra i principali motori del Paese, denuncia di essere ignorato dal governo. Se non bastasse, protocolli regionali si aggiungono a decreti, creando un fiume di regole spesso contraddittorie e pile di carte da compilare. Così ad esempio per il distanziamento da mantenere tra i tavoli dei locali e l'obbligo di conservare i dati dei clienti per 14 giorni. Spiega Alfredo Zini, uno degli organizzatori della manifestazione milanese e presidente delle Imprese storiche: «Le norme non sono chiare e sono interpretabili. Qualcuno di noi ha già investito nei divisori in plexiglas, forse già diventati inutili, e non sa se arriveranno mai i rimborsi. Per quanto riguarda l'accesso ai sostegni economici, siamo in una giungla». Dopo il flashmob di ieri c'è stato però un contatto positivo con la Regione, aggiunge Zini: «Abbiamo incontrato i componenti della commissione Attività produttive, di tutti i partiti. Hanno condiviso le nostre perplessità e raccolto le nostre proposte. Sulla questione della liquidità, l'impegno è stato quello di chiedere alle banche lombarde di agevolarci». C'è poi una forte preoccupazione per gli imprenditori che per motivi diversi non riapriranno subito e però rischiano di essere rimpiazzati dalla concorrenza. O, peggio, di finire nel mirino della criminalità che proverà ad approfittarne. «Abbiamo chiesto attenzione su tali aspetti. Infine di venirci incontro con iniziative regionali, dove è possibile integrare le norme generali, riguardo all'obbligo di conservare i dati dei clienti. Ci sono forti dubbi, anche legali, in relazione alla privacy. E non vogliamo diventare né poliziotti né burocrati».

Sempre ieri in Piazza Duomo hanno protestato anche i tassisti, cui si sono affiancati altri commercianti, con striscioni e tricolori. «Diritti del cittadino, aiuti economici immediati, stop tasse», recitava un manifesto.

Molti hanno attaccato il governo e gli ultimi provvedimenti: «L'unico aiuto proposto è stato quello di indebitarsi con le banche», denunciano gli organizzatori della protesta.

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