Scontata la reazione di gran parte dei sindaci all'annuncio della direttiva «anti-balordi» con la quale il Viminale chiede ai prefetti di vigilare e di aiutare gli enti locali nel gestire l'ordine pubblico e il decoro urbano. Bari, Bologna, Firenze, Milano, Roma e tante altre città si sentono «commissariate» e la cosa non garba affatto ai loro primi cittadini. «Guardo con poco interesse all'ennesimo decreto del ministero dell'Interno - commenta il sindaco di Milano Giuseppe Sala - Nel merito, mi sembra essere tra l'inutile e l'autolesionista, perché oggi sindaci e prefetti, come avviene per esempio a Milano, collaborano già benissimo senza bisogno di indicazioni dall'alto. Quello che mi incuriosisce è capire se l'arroganza salviniana avrà o meno un limite». «I sindaci - gli fa eco Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente dell'Anci - non sono distratti come dice Salvini. Ed è oltremodo curioso che il ministro degli Interni, che in base all'accordo sottoscritto tra governo e enti locali sulle linee guida in materia di sicurezza urbana avrebbe dovuto affrontare il tema in conferenza Stato-Città, a quel tavolo non si faccia vedere». «Se ci avesse consultato preventivamente - aggiunge Decaro - gli avremmo spiegato che varare zone rosse è un po' come spingere la polvere sotto il tappeto non risolve il problema, lo sposta semplicemente altrove». Meno diplomatico l'intervento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che adesso minaccia un ricorso al Tribunale amministrativo. «La direttiva sulle zone rosse è la conferma che abbiamo un ministro dell'Interno eversivo - spiega il primo cittadino palermitano a Repubblica - e l'eversione si manifesta mortificando i militari come ha fatto con la direttiva sui porti chiusi e attentando all'autonomia dei sindaci togliendo loro il potere di rappresentanza della comunità che li ha eletti. Adesso basta». Nel dibattito sulla circolare interviene anche l'associazione che rappresenta appunto i prefetti. Antonio Corona, presidente dell'Ass.P, conferma che non c'è «alcuna prevaricazione nella circolare». «La direttiva firmata da Salvini - spiega Corona all'AdnKronos - propone invece una collaborazione tra diversi livelli di governo del territorio. Il potenziale intervento della Prefettura è solo di supporto, quindi non sostitutivo del potere dei rappresentanti degli enti locali».
Le forze politiche invece si dividono equamente tra sostenitori della circolare (il governatore Attilio Fontana tra i primi) e i detrattori, come il nuovo segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, che accusa il leader del Carroccio di trasformismo. «Si tratta dell'ennesima piroetta del ministro dell'Interno - spiega Zingaretti - Ricordo che Salvini in campagna elettorale diceva che le prefetture andavano chiuse, perché antidemocratiche, e bisognava stare vicino ai sindaci che erano l'unica autorità democratica». Anche i Cinquestelle non hanno gradito l'uscita del responsabile del Viminale e il più «diplomatico» è sembrato lo stesso Di Maio che ha liquidato la questione con una battuta. «Una legge non può essere smentita da una circolare - dice il leader grillino - ma ultimamente vedo che a suon di circolari si fa notizia».
Insomma l'ennesima frattura tra alleati di governo rischia non solo di far traballare la solidità dell'esecutivo ma anche la tenuta dello Stato, come sottolinea Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. «Come possa - si chiede la Bernini - un governo così sfasciato, che impartisce ogni giorno ordini e contrordini, garantire il controllo dei nostri confini e la sicurezza delle città, è un mistero».
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