I talebani conquistano tre importanti città in sole 24 ore, cinque negli ultimi tre giorni. Altre 11 sono sotto assedio e nella «capitale» del sud, Kandahar, i combattimenti hanno costretto alla fuga 22mila famiglie afghane. L'avanzata è impressionante e si comincia a temere che in vista dell'11 settembre potrebbe insidiare Kabul. In questo disastro, poco più di un mese dopo il rientro dell'ultimo soldato italiano, dozzine di nostri collaboratori afghani, che sperano nell'evacuazione, rischiano di rimanere tagliati fuori. Al Giornale arrivano drammatici appelli: «Sono un ex interprete dell'esercito italiano. La mia casa è nel territorio occupato dai talebani. Se mi scoprono mi uccidono».
Non facciamo i nomi per sicurezza, ma spiegano di «avere inviato la richiesta di aiuto all'ambasciata a Kabul. Mi hanno risposto che valuteranno e poi silenzio. Ci hanno abbandonati». A giorni partirà la seconda fase di Aquila, l'operazione di evacuazione che la Difesa avrebbe dovuto completare prima del ritiro del nostro contingente per evitare il caos. «Diteci se siamo stati accettati e raggiungeremo Kabul rimanendo in attesa. La capitale è più sicura di Herat assediata dai talebani» sottolinea un altro interprete. Fa parte di una lista di 59, che attendono una risposta definitiva con i talebani che avanzano.
«La rapida, seppur prevedibile, espansione del controllo del territorio da parte degli studenti coranici rende ancora più impellente l'esigenza di esfiltrare speditamente i nostri collaboratori afghani e relative famiglie - dichiara il generale Giorgio Battisti che ha servito in Afghanistan - che rischiano di non potersi più muovere dalle località oramai occupate dai talebani per recarsi nei punti di raccolta per la successiva evacuazione verso l'Italia ed essere così individuati ed ammazzati in quanto considerati traditori».
Nelle ultime 24 ore gli insorti hanno conquistato Kunduz, Sar i Pul e Talaqan, tutti capoluoghi di provincia stringendo il cerchio attorno a Mazar i Sharif, la «capitale» del nord. La battaglia più dura è scoppiata a Kunduz, importante città a 300 chilometri da Kabul. Le forze governative sarebbero ancora asserragliate all'aeroporto e in una base dell'esercito, ma il capoluogo è caduto in mano ai talebani. Il primo obiettivo, come nelle altre città conquistare, è la prigione per liberare i detenuti motivati a combattere e continuare l'offensiva. Kunduz è un crocevia strategico tra Kabul ed il Tajikistan. «I mujaheddin hanno anche catturato la città di Sar-e-Pul compresi tutti gli edifici governativi» annunciano gli insorti. Sempre nel Nord del Paese, dove i pasthun, serbatoio etnico talebano, sono meno presenti e più deboli rispetto al sud. Nel pomeriggio di ieri è giunta la notizia della caduta di Talaqan, capoluogo della provincia settentrionale di Farkhar, assediata da due mesi, ma un tempo roccaforte anti talebana.
Nei due giorni precedenti è stato occupato per primo Zaranj, capoluogo di Nimroz, nel sud ovest del paese vicino al confine iraniano. Un punto di partenza per esercitare ulteriore pressione sulle grandi città del Sud a rischio caduta come Lashkar Gah e Kandahar. Poi è stata conquistata Shebarghan, 132mila abitanti, il capoluogo a nord della provincia di Jawzjan. La città è un feudo del signore della guerra, Rashid Dostum, che è stato anche vicepresidente. I talebani hanno razziato la sua villa e indossato l'alta uniforme di maresciallo d'Afghanistan per prenderlo in giro.
Il figlio, Yar Mohammad Dostum, che guida la milizia uzbeka del padre, filo governativa, non è riuscito a tamponare la disfatta.Gli Usa appoggiano l'esercito afghano con i bomnbardamenti dai B52, ma fonti dell'amministrazione confermano che Biden «non avrebbe cambiato idea sul ritiro entro fine mese».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.