Vedendo l'altra sera Bersani in televisione, ospite di Floris a Di Martedì , veniva da pensare che fosse di nuovo lui il segretario del Pd. Tornato in grande forma ha dispensato ordini, avvisi e ultimatum a Renzi. Temo che non sia stata solo una mia impressione e che il premier, rotto il patto del Nazareno, stia davvero per essere risucchiato nel gorgo della peggiore sinistra. Dalla politica estera alla riforma del lavoro, dalla giustizia ai temi fiscali, sono tante - per noi troppe - le concessioni che il premier sta facendo alla sua ala sinistra che da dopo il «caso» Mattarella ha riacquistato forza nel dettare - o comunque condizionare molto - l'agenda del governo.
Non per nulla ogni giorno si ipotizzano cambiamenti di leggi in gestazione che vanno in senso illiberale e giustizialista. E a mio avviso non è un caso che, visto tornare il sorriso a Bersani e soci, i pm di Milano abbiano riaperto la caccia a Berlusconi. Come dire, dai che dopo averle prese, ora che teniamo il premier per le palle possiamo ricominciare a divertirci come ai vecchi tempi. Questa deriva comunistoide del Pd di Renzi vorrebbe che il Parlamento italiano votasse una mozione di appoggio alla creazione di uno Stato palestinese. Stato che come noto non esiste di fatto e la cui creazione è subordinata a due condizioni: la prima è l'esito positivo di una trattativa con Israele. La seconda è la certezza che questo Stato non finisca sotto il controllo di Hamas, il braccio terroristico dei palestinesi formato da fanatici islamici che teorizzano la fine di Israele come soluzione finale della questione mediorientale. Una certezza impossibile, calcolando che Hamas è il vero padrone della Palestina.
C'è da domandarsi se con l'Isis alle porte, gli immigrati che ci invadono e i terroristi che ci minacciano in casa sia il caso di dare forza a un nemico storico dell'Occidente. Il che equivale anche a una sorta di dichiarazione di guerra a Israele.
Non sappiamo se il segretario Renzi voglia avallare la scelta del suo partito. Ci auguriamo che abbia le idee chiare e che non cerchi di cavarsela con il classico tweet: «Israele stai sereno».Andrebbe contro la storia e alla storia dovrà risponderne.
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