I test sierologici non partono. Manca un ok per usare i dati
5 Maggio 2020 - 08:29Tutto bloccato perché non c'è il via libera all'utilizzo dei numeri di telefono dei 190 mila selezionati
Doveva partire ieri. Ma il test epidemiologico nazionale che ci farà capire quanto il Covid ha circolato veramente in Italia, non partirà neppure domani. Né dopodomani.
Il meccanismo è stato inceppato dalla solita burocrazia. Anzi peggio. Per sbloccare la macchina dei prelievi sierologici serve un provvedimento ad hoc che autorizzi l'utilizzo dei dati sensibili a scopo sanitario, cioè i numeri di telefono dei cittadini chiamati a sottoporsi al test.
All'Inps sperano che l'inghippo venga risolto nei prossimi giorni perché c'è voluto tempo e grandi capacità per coordinare l'intero e delicato meccanismo. Ed è tutto pronto. Compreso l'elenco di persone che saranno chiamate quando verrà autorizzato l'utilizzo dei numeri privati di ogni prescelto. «Gli operatori telefonici devono consegnare l'elenco spiega Linda Laura Sabbadini, statistica e direttore centrale dell'Istat ma qualcuno deve autorizzarli, è un problema di privacy».
È un piccolo ma grande dettaglio. Da risolvere al più presto visto che il resto del lavoro è già stato fatto «in grande collaborazione» di Regioni e Comuni e Asl. Tutte le istituzioni locali, infatti, hanno contribuito alla selezione dei 190mila italiani che rappresentano fedelmente lo spaccato della popolazione italiana dell'era Covid. Dovevano essere 150mila ma il campione è stato allargato perché si dà per scontato che qualcuno rinunci. «Tutti gli studi - spiega Sabbadini sostengono che è meglio ingrandire la platea piuttosto che sostituire i cittadini che rifiutano. Però vorrei lanciare un appello: più la gente partecipa e più le stime saranno precise».
E c'è da sperare che la collaborazione e la curiosità della gente prevalga: chi non vorrebbe sapere se è stato infettato più o meno consapevolmente e se ha sviluppato gli anticorpi che lo rendono immune per qualche tempo (forse un anno o due)?
Comunque, in tutta la penisola, sarà la Croce Rossa il grande angelo persuasore. I suoi volontari sono stati arruolati per telefonare e spiegare ai cittadini l'importanza della ricerca nazionale e offrire istruzioni. Per esempio, il prelievo. Dove e come effettuarlo. Inoltre, se si è ammalati l'esame è a domicilio.
Massima disponibilità, dunque, pur di ottenere il campionamento più rappresentativo possibile. Che è avvenuto partendo dalle regioni, tutte rappresentate. I comuni coinvolti invece, sono 2mila, in aggiunta alle province di Trento e Bolzano.
La selezione dei partecipanti è poi avvenuta tramite estrazione, tenendo fissi diversi criteri. Il sesso, le sei classi di età, dai sei anni fino ai 70 in su. Il lavoro delle persone è stata valutato per comparti a seconda del rischio: sanità e assistenza sociale, pubblica amministrazione e istruzione, mentre il resto delle attività è stato suddiviso in due parti: i cittadini che hanno sospeso il lavoro con il decreto dell'11 aprile scorso (circa 7,3 milioni) e quelli che invece hanno continuato a lavorare nonostante il lockdown (circa 16 milioni). In questa distinzione emerge che sono le donne a lavorare di più nei settori a medio-alto rischio (11 per cento) mentre gli uomini sono la minoranza (il 4 per cento).
Dunque, sulla base di questi parametri i cittadini saranno chiamati ai prelievi. E le regioni con la più alta affluenza saranno la Lombardia (27.398), Veneto (13.392), Emilia (12.155), Piemonte (10.275), Campania (11.615), Sicilia (11.183), Sardegna (7.985), Puglia (8.064), Basilicata, (7.400), Molise (5.
200).