Renzi illude gli italiani quando dice che nella manovra per il 2015 non ci sono aumenti di imposte. Infatti la creazione della Local tax sarà una stangata per la casa. E illude, quando dice che ora l'Italia riparte, facendo intendere che è merito delle riforme del governo. Il recupero dello 0,7% di crescita del Pil nel 2015 non è una vera ripartenza: è un modesto effetto secondario della manovra di Draghi. Basti guardare alla Spagna per rendersene conto: lì sì che il premier Rajoy può parlare di crescita, con un Pil 2015 in rialzo di due punti percentuali in più rispetto alle previsioni; o di occupazione, con 60mila nuovi posti creati in marzo.
Qui invece siamo alle prese con l'unificazione dell'Imu con la Tasi in un'unica Local tax. Il che, con il pretesto della semplificazione, comporta un aumento fiscale mascherato. Infatti gli enti locali che non hanno raggiunto il tetto delle aliquote dei due tributi, lo potranno fare meglio. E saranno sospinti a ciò dal fatto che - sulla base di una spending review «morbida», basata su regole facoltative per le privatizzazioni degli enti locali - il governo ridurrà i trasferimenti statali a loro favore.
Molti Comuni non hanno interesse a disboscare la selva dei loro enti, che sono centri di potere elettorale e politico, come si nota dal processo in corso per la metanizzazione di Ischia, che si estende a Procida. Non è accertato se tutti questi contributi configurino reati. Ma sono comunque denari che vanno a centri di potere del Pd. Solo con norme obbligatorie ci saranno le privatizzazioni municipali e i conseguenti risparmi di spesa. Per ora ai ridotti trasferimenti dello Stato agli enti locali, questi risponderanno con aumenti di aliquote. Nel 2014 ciò è accaduto con le addizionali regionali e locali all'Irpef e con la Tasi. Nel 2015 ciò si ripeterà con la Local tax e con le addizionali Irpef.
La creazione della Local tax è una presa in giro perché originariamente la Tasi doveva servire a finanziare determinati servizi locali. Questo collegamento sarebbe importante per porre una barriera all'aumento del tributo e per discutere sulla qualità del servizio così finanziato. La Local tax di Renzi è una patrimoniale immobiliare vera e propria. È nel Dna del Pd mettere la patrimoniale sui ceti medi e minori, di chi è colpevole di risparmiare per dare un tetto alla propria famiglia e magari un alloggio per le vacanze o da dare in affitto.
Non è vero che l'Italia riparte. Ci limitiamo a rialzarci dalla deflazione, grazie alla spinta che Draghi ha dato con l'espansione monetaria, che ha fatto scendere il tasso di cambio dell'euro, favorendo il commercio estero europeo. Ma noi, secondo le stime del ministero dell'Economia nel 2015 avremo una crescita solo dello 0,7% del Pil, poco più della decrescita del Pil del 2014, di 0,5. La Confindustria reputava possibile un +1,1%. La crescita media dell'eurozona è stimata all'+1,3%, circa il doppio della nostra, con la Spagna a +2,4. La dilatazione del credito, creata dalla Bce di Draghi, non servirà a noi, perché gli investimenti pubblici in grandi opere sono stati drasticamente tagliati nel bilancio 2015-2017. Ciò ne diminuisce il cofinanziamento privato.
L'elevata tassazione immobiliare scoraggia l'investimento edilizio. Le nuove regole penali sui bilanci, il ritardo nei decreti attuativi della riforma fiscale scoraggiano quello delle imprese. L'Italia si rialza, ma cammina zoppicando, non riparte.
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