L'esecutivo guidato da Giuseppe Conte mostra più di una crepa, ma nei prossimi mesi si troverà ad affrontare scadenze e decisioni che possono cambiare il destino della politica industriale italiana. Un'agenda che risulterebbe impegnativa anche per il più solido dei governi. La corsa ad ostacoli del 2020 inizia già oggi con la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame di Taranto sull'ex Ilva di Taranto. Se i tempi verranno rispettati, si saprà se l'altoforno 2 potrà restare acceso o se dovranno iniziare le procedure di spegnimento come prevede la precedente sentenza del Tribunale penale.
In ballo c'è il mantenimento della capacità produttiva delle acciaierie e, dal punto di vista del governo, l'esito della trattativa con Arcelor Mittal per evitare la chiusura degli stabilimenti. Il gruppo franco-indiano ha confermato la cassa integrazione per 3.500 dipendenti e un eventuale rilancio dipende dalla possibilità di mantenere in funzione l'altoforno. Tutte variabili che sfuggono al controllo del governo Conte, visto che il destino delle acciaierie dipende dalla magistratura e da una multinazionale.
Ma anche se le cose dovessero mettersi per il meglio, con una sentenza favorevole al rilancio dell'Ilva, il governo si troverebbe di fronte a una situazione difficile. La gestione del dopo, con la nuova Ilva in mano a una società mista pubblica e privata, comporta scelte difficili su temi che hanno già diviso la maggioranza come l'ambiente e la politica industriale.
Tutta politica anche la partita di Autostrade. Ieri Moody's ha rivisto al ribasso il rating di Autostrade per l'Italia da Baa3 a Ba1 e il rating di Atlantia (la holding che fa capo alla famiglia Benetton) dal precedente Ba1 a Ba2.
Il declassamento è il risultato della novità contenuta nel Milleproroghe, legge di fine anno che contiene la riforma delle concessioni fortemente voluta dal movimento cinque stelle. La norma apre la strada alla revoca ad Autostrade per l'Italia con una forte riduzione della penale a carico dello Stato. Partita ancora non chiusa, visto che gli altri partiti della maggioranza, in particolare Italia Viva di Matteo Renzi, contano di ammorbidire la stretta sulle concessioni in sede di conversione del decreto. Già a uno dei prossimi consigli dei ministri è atteso il dossier sulla revoca della concessione al gruppo Autostrade.
Tempi più lunghi, ed esiti ancora più incerti, per Alitalia. Il decreto che ha concesso alla compagnia un prestito da 400 milioni di euro sta per arrivare all'Aula di Montecitorio. Da oggi inizierà una serie di audizioni in commissione Trasporti della Camera che dovrebbe chiarire la posizione di alcuni dei protagonisti della vicenda, da Lufthansa al ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Fallito il piano della cordata capeggiata da Fs, la gara per il controllo di Alitalia ripartirà da zero, ha ammesso ieri il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. «Si è già avviato un nuovo percorso da parte del commissario per ricontattare tutti i potenziali partner industriali, non solo Lufthansa, ma anche Delta, Air France-Klm e Ferrovie, che non è detto abbiano l'obbligo di dover presentare l'offerta come la volta scorsa», ha spiegato l'esponente M5s.
Meno problematico dal punto di vista politico il salvataggio della Banca popolare di Bari. Il decreto, come per il caso Alitalia, è all'esame del Parlamento, prima con le audizioni e poi la conversione vera e propria.
Il governo si è fatto carico di un salvataggio che impegnerà risorse pubbliche per 900 milioni di euro attraverso un aumento di capitale del Mediocredito centrale. Le difficoltà potrebbero spuntare più tardi, quando si tratterà di capire i compiti della nuova banca a capitale prevalentemente pubblico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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