Politica

La calda estate della maggioranza (a rischio scottature)

Continua lo scontro nel governo su immigrazione, ius soli e Durigon. Il Pd e la Lega, anche con il Parlamento chiuso, non smettono di attaccarsi

La calda estate della maggioranza a rischio scottatura

Si profila un agosto caldo. Anzi, caldissimo. Sono tre i temi su cui la maggioranza, in maniera tutt'altro che distesa, rischia pesanti "scottature": l'irrisolta emergeza immigrazione, lo scontro sullo ius soli e il pressing della sinistra per far dimettere Claudio Durigon, sottosegretario leghista al ministero dell'Economia. Fino al 5 settembre il Parlamento non si riunirà, nonostante ciò, le liti in seno alla maggioranza sono più che accese che mai.

Emergenza sbarchi

Il tema più delicato in grado di compromettere gli equilibri della maggioranza che sostiene il premier Mario Draghi è senza alcun dubbio l'immigrazione. Il ministro dell'interno Luciana Lamorgese è stata al centro delle critiche dopo che ha rilasciato alcune dichiarazioni non veritiere, come quelle sul green pass, e altre che hanno fatto molto discutere sull'emergenza migranti. Il ministro infatti sembra non voler minimamente ascoltare le richieste d'aiuto di Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, il quale nei giorni scorsi ha parlato di emergenze sanitaria a Lampedusa. Oltre a negare il fatto che questa ci sia, nonostante su 549 immigrati clandestini sbarcati negli scorsi giorni grazie all'aiuto della Ocean Viking ben 29 sono risultati positivi, la Lamorgese afferma anche che non c'è modo di fermare gli sbarchi. "Molti degli sbarchi sulle coste siciliane sono autonomi e noi non possiamo fermarli. Il contrasto dell'immigrazione via mare è molto diverso da quello via terra. Lo faremo in Sicilia, una scelta giusta perché è un momento di arrivi".

È stata immediata la risposta di Matteo Salvini, leader della Lega, il quale ha sottolineato il fatto che dall'inizio dell'anno a ieri "abbiamo contato 31.853 sbarchi" mentre nello stesso periodo ma nel 2019, quando lui era ministro degli interni e la Lega al governo, il numero di sbarchi è stato nettamente inferiore: solo 4.120.

Si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa in merito ai decreti sicurezza in quanto ritiene che Luciana Lamorgese li abbia modificati "in peggio". "Prevedevano la possibilità di vietare l'ingresso nelle acque territoriali. Avevamo cancellato l'assurdità dei permessi cosiddetti umanitari - afferma Salvini-e incrementato la possibilità di tenere i clandestini nei centri permanenti per i rimpatri, in attesa di espulsione. Tagliato i costi dell'accoglienza. Chiuso i mega centri come il Cara di Mineo e altre vergogne sparse per l'Italia. Avevamo confermato gli accordi con la Libia".

Ius soli

Enrico Letta, segretario del Pd, ha rilanciato la questione sulla legge di cittadinanza e proposto di aprire un tavolo di discussione, il prossimo autunno, "per dare una risposta a questi ragazzi e a queste ragazze che sono italiani a tutti gli effetti". Fin dai suoi primi giorni a capo del Partito Democratico, nonostante una crisi pandemica e problemi ben peggiori, Letta aveva inserito lo Ius Soli tra le battaglie prioritarie. Questo perché è convinto che una legge sulla cittadinanza "si possa e debba fare tutti insieme". E aggiunge: "Rifiuto il ragionamento, intollerabile, di rispondere a questa affermazione con 'si lasci perdere questo, si pensi agli sbarchi. Accostare queste due vicende è un fatto intollerabile e insopportabile". Proposta rilanciata anche dal presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Opinione ben diversa, ovviamente, per la Lega. Il partito di Matteo Salvini ritiene che questo non sia altro che "la ciliegina sulla torta" degli errori commessi dal centrosinistra. L'opposizione, ossia Fratelli d'Italia, è sul piede di guerra e pronta a dare battaglia: "Non esiste alcun margine di trattativa su questa proposta insensata e puramente ideologica, che nulla ha a che fare con i reali problemi dell'Italia e degli italiani", chiude nettamente la Meloni.

Il caso Durigon

Dopo le dure critiche di Salvini alla Lamorgese, Letta ha immediatamente risposto attaccando Durigon delle Lega continuando così il perenne ping-pong di accuse e indignazione che va avanti da quando è stato formato l'esecutivo.

Il sottosegretario leghista è colpevole di aver chiesto il ripristino del nome di un parco a Latina, oggi intitolato a Falcone e Borsellino. Durigon, probabilmente più per fare clamore sui social che perché realmente interessato alla questione, ha affermato che fosse necessario sostituire i nomi dei due giudici con quello di Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.

Immediate le richieste di dimissioni e le accuse da parte di Pd, Leu e M5s. Letta ha anche dichiarato che il suo partito farà di tutto affinché "Durigon faccia un passo indietro".

L'impressione però è che, riaprendo le camere a settembre, il caso Durigon sia destinato a finire nel dimenticatoio.

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