Siete «impresentabili». E voi «scrocconi». A un mese esatto dalle Politiche, Matteo Renzi e Luigi Di Maio mettono in scena il derby dell'aggettivo più infamante nei confronti dell'avversario. Il segretario del Pd sabato accende la miccia, da Scandicci, provincia di Firenze, a una manciata di chilometri da casa sua: «Gli impresentabili in questa campagna elettorale li hanno presentati gli altri, quelli che gridano onestà onestà», ha detto aprendo la campagna elettorale nel suo collegio. Il riferimento è alla caterva di candidati discussi usciti dalla macchina infernale delle parlamentarie del M5s.
Il candidato premier grillino però lascia passare la nottata, fa sbollire la rabbia e risponde ieri, con un post pubblicato sul Blog delle Stelle, ormai unico organo ufficiale del movimento. La reazione di Di Maio ha i connotati di una lista di proscrizione. Si tratta di un elenco con nomi e cognomi degli «impresentabili» del Pd e di quelli del centrodestra. Ma i grillini, per non farsi mancare nulla, mettono a disposizione anche un modulo, che i cosiddetti «impresentabili» degli altri partiti dovrebbero firmare per rinunciare alla loro candidatura. Scrive Di Maio sul Blog: «Devono sparire dalle liste. Ora!».
Il nuovo capo del M5s difende Emanuele Dessì, candidato grillino al Senato nel Lazio. Dessì è stato fotografato con il pugile Domenico Spada, cugino di quel Roberto Spada che ha preso a testate un giornalista Rai, ed è accusato di vivere in una casa popolare a soli 7,7 euro al mese di affitto. Ma per Di Maio è solo «un cittadino incensurato candidato al Senato con il Movimento Cinque Stelle». E via con gli «impresentabili» degli altri. Per il Pd c'è il fedelissimo renziano Luca Lotti, l'ex governatore dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso, il «signore delle fritture» Franco Alfieri, Piero De Luca, figlio del governatore campano Vincenzo e il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto del Basso de Caro, per citare i più conosciuti. Nel centrodestra i grillini accusano il napoletano Luigi Cesaro, «detto Giggino a' purpetta (polpetta, ndr)», l'imprenditore Antonio Angelucci, Roberto Formigoni, Umberto Bossi e, tra gli altri, il leghista ligure Edoardo Rixi. Tutti sono stati coinvolti in vicende giudiziarie, quindi per il M5s sono indegni di entrare nel prossimo Parlamento. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare, facendo solo due esempi, per le sindache grilline di Roma e Torino Virginia Raggi e Chiara Appendino, entrambe indagate e volti disastrosi del grillismo di governo.
Intanto in serata arriva la risposta di Matteo Renzi, affidata a un post su Facebook. Il segretario ricorda gli indagati del M5s e va sul personale: «Tu, caro Di Maio sei stato indagato». E rincara la dose: «Quando Di Maio è in difficoltà attacca me e il Pd».
Poi l'affondo verbale su Dessì: «Chi in Lazio vota per il M5s vota uno scroccone, amico del clan Spada». Il renziano Francesco Bonifazi reagisce scomposto: «Quel ragazzo (Di Maio, ndr) è disperato, rinunci all'immunità parlamentare e risponda in tribunale delle accuse contro il Pd».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.