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Inciucio Pd-M5s per le vicepresidenze

I dem hanno rotto con il Terzo polo. Calenda: "Usciremo dall'Aula"

Inciucio Pd-M5s per le vicepresidenze

La battuta del giorno è dell'ex presidente dei senatori dem, Andrea Marcucci: «Letta sempre segretario del Pd, capogruppo confermate. Giusto, squadra che vince non si cambia. Ho un vuoto di memoria, che cosa abbiamo vinto di preciso?».

Ieri le assemblee dei gruppi dem a Montecitorio e Palazzo Madama, su proposta del segretario Enrico Letta, hanno riconfermato «per acclamazione» Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, onde evitare un voto che avrebbe certamente spaccato un partito balcanizzato dall'esito delle elezioni e dalla lunghissima vigilia congressuale. Ieri Letta, dopo aver annunciato la riconferma delle capogruppo, su cui tutti alla fine hanno concordato per evitare spaccature, ha anche lanciato la formula «donne» per le vicepresidenze di Camera e Senato, su cui l'aula voterà oggi pomeriggio. Anna Ascani (considerata in quota Letta) a Montecitorio, e l'uscente Anna Rossomando (quota Andrea Orlando) a Palazzo Madama. Ancora da individuare il nome per il posto da questore (ruolo chiave nell'amministrazione del Parlamento). Sembra tramontata l'ipotesi Andrea Martella, sempre della corrente Orlando, e si ipotizza una «compensazione» per l'ala Zingaretti (l'ex governatore del Lazio puntava alla vice-presidenza).

In ogni caso, per assicurarsi i posti in palio nel voto (a scrutinio segreto) di domani, servono accordi interni alle opposizioni. Con il Terzo Polo di Renzi e Calenda la spaccatura è fortissima: «Ci vogliono escludere dai giochi», denunciano da Iv e Azione, che oggi probabilmente non parteciperanno alle votazioni. Con i 5S invece si sta tentando di trovare un'intesa di convenienza reciproca: a Conte servono i voti del Pd per piazzare i suoi candidati alla vice-presidenza di Camera e Senato, e viceversa. «Conviene a tutti e due assicurarsi i voti», spiegano nel Pd.

Intanto secondo un sondaggio di Alessandra Ghisleri il Pd continua a cedere consensi sia a 5S che al Terzo Polo: «E come potrebbe essere altrimenti? Si faccia presto il congresso, coraggio», chiosa Salvatore Margiotta.

La Direzione del partito, che deve dare il via alle procedure congressuali, è stata rinviata a lunedì prossimo, in concomitanza con la formazione del governo: «Ma il congresso andrà concluso entro le prime settimane di marzo», assicura Letta.

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