
E tre. Le "interpretazioni" della Corte di Cassazione sul Protocollo Albania si moltiplicano, tra sentenze contraddittorie e valutazioni meramente tecniche, tanto che sarà presto necessario che si pronuncino le Sezioni unite.
Alle due sentenze in antitesi di cui il Giornale ha parlato nei giorni scorsi si sono aggiunte ieri le perplessità "tecniche" del Massimario, una sorta di compendio nel quale gli esperti della Suprema corte - lungi dall'esprimere giudizi di merito - sollevano questioni che i giudici di Cassazione dovranno dirimere o sollevare. E così il trattenimento di un richiedente asilo nel Cpr di Gjader per una sentenza va bene, per un'altra no, tanto che si dovrò pronunciare la Corte di Giustizia Ue, mentre per "l'ufficio legale" del Palazzaccio, come svelato ieri dal Manifesto, addirittura l'intero Protocollo datato 2024 sarebbe a più riprese incompatibile con la Costituzione e con il diritto Ue.
Ma quali sarebbero le criticità? Nella definizione generica di "migranti" (in contrasto con l'articolo 3 della Carta) e nella tutela del loro diritto alla difesa e alla salute che in Albania sarebbe compromesso. A oggi nei due hotspot al porto di Shengjin e nell'ex aeroporto militare di Gjader in teoria potrebbero finire sia i clandestini richiedenti asilo intercettati nel Mediterraneo provenienti da "Paesi sicuri" per l'esame della loro domanda di asilo (considerata strumentale a prescindere) sia i clandestini destinati all'espatrio con sentenza di espulsione attraverso la permanenza nel Cpr. Nel primo caso, solo un mesetto fa, la Cassazione con la sentenza 17.510 aveva deciso che se un clandestino prima di essere espulso da Gjader ex articolo 14 D.Lgs. 286/98 presenta domanda di asilo, può restare in Albania in attesa di capire se ha diritto o meno alla protezione internazionale. Solo pochi giorni la Cassazione ha cambiato idea e ha chiesto alla Corte Ue di chiarire se chi viene espulso può essere condotto e poi trattenuto in un Paese terzo.
Quanto alla compressione del diritto alla difesa, il tema è capire se la presenza dell'avvocato del migrante non a Gjader ma a Roma, in videocollegamento, è un vulnus o meno. Poi c'è il tema delle "esigenze sanitarie", per cui se un migrante si sente male seriamente nell'hotspot o nel Cpr, il fatto che se ne occupino le autorità albanesi e non quelle italiane "possa comportare un grave pregiudizio", atteso che la sanità di Tirana "non è comparabile con quella italiana". Questioni delicate, certamente, in una legislazione sull'immigrazione frutto di un'onda emergenziale e di una serie di stop and go anche dalla stessa Europa, che ne complicano l'applicazione.
Al parere "tecnico" che ipotizza possibili profili di incostituzionalità (su cui deve pronunciarsi la Consulta, se e quando verrà chiamata in causa) l'opposizione scatena la stessa canea orchestrata per i rilievi al decreto Sicurezza dello stesso Massimario.
Riccardo De Corato (Fdi) non si stanca di ricordare che "la politica migratoria spetta all'esecutivo e al Parlamento" e che "la valutazione sulla costituzionalità spetta alla Consulta e presidente della Repubblica" (che l'ha promulgata) ma l'opposizione fa orecchie da mercante: "Il governo è allo sbando costituzionale, il Protocollo viola la direttiva Rimpatri del 2013", spara il segretario di +Europa Riccardo Magi, pur sapendo che quel parere non è affatto vincolante. Maurizio Gasparri (Fi) ironizza: "Gli estremisti dei centri sociali hanno occupato la Cassazione, non c'è altra spiegazione".
La deputazione M5s nelle commissioni Affari costituzionali di Senato e Camera parlano di "pronunciamenti giudiziari che fermano le sciocchezze del governo", mentre il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ne sottolinea "la forte impostazione ideologica" rispetto alle critiche al decreto Sicurezza.