
"Una costante ingerenza da parte di quest'ultima nelle vicende interne all'Amministrazione comunale, persino nelle fasi decisionali che sono prerogativa della parte politica": è questa la definizione che gli investigatori della Guardia di finanza di Milano danno della attività di Lucia De Cesaris, uno dei volti simbolo della "svolta arancione" che nel 2011 portò la sinistra a riconquistare Milano, e Giuliano Pisapia a diventarne sindaco. Di Pisapia la De Cesaris era la vice, il volto operativo sul fronte dell'urbanistica. E anche ora che è tornata una privata cittadina, secondo le indagini che stanno scuotendo Milano ha continuato a fare parte di quella sorta di "giunta ombra" che mandava avanti tutti i progetti di sviluppo della città. Proprio questo suo ruolo occulto l'ha portata a finire nel registro degli indagati per il reato di tentata concussione. È un reato specifico dei pubblici ufficiali, che non può essere contestato al cittadino qualunque. Ma per gli inquirenti la De Cesaris in questi anni è stata un amministratore pubblico: non nella forma, ma nella sostanza.
A farla incriminare è stato uno dei progetti già finiti sotto la lente d'ingrandimento del procuratore Marcello Viola e dei suoi pm: la trasformazione dello stabile di via Lamarmora dove aveva sede una delle cliniche di Salvatore Ligresti, il precursore dei rapporti preferenziali tra politica e mattone nella ex "capitale morale". Già allora all'architetto Marco Cerri, progettista dell'opera, il giudice aveva attribuito un ruolo di pubblico ufficiale di fatto, visti i suoi rapporti di stretta collaborazione con il caposettore dell'assessorato all'Urbanistica, Giovanni Oggioni. Il ruolo attribuito ora alla De Cesaris è ancora più elevato perché a sua disposizione nella macchina comunale non ha un semplice burocrate ma direttamente l'assessore Giancarlo Tancredi: al punto, scrive la Gdf, "che la stessa a volte suggerisce disposizioni che appaiono invece di competenza della Giunta milanese". Le pratiche che la De Cesaris concorda direttamente con Tancredi sono innumerevoli, i due si danno del tu, si incontrano ripetutamente ed in una occasione è l'assessore a chiedere all'avvocata di essere considerato il suo punto di riferimento, "chiedi ancora a me il prossimo incontro", le dice. "Sì certo, chi ti molla", risponde la De Cesaris. Il martellamento è continuo e a volte brusco, "fate fare alla regione una torre di 120 metri d'altezza e ai comuni operatori dite di no a molto meno", Tancredi prova a difendersi, "non sono contrario alle torri ma lo sai che sono casse di risonanza per i comitati". "Ogni tanto occorre coraggio", gli ribatte la De Cesaris. O ancora: "Avete perso la percezione della realtà".
Come anche nel rapporto, anch'esso rivelato dalle chat, tra il sindaco Beppe Sala e l'architetto Stefano Boeri è difficile capire quanto contino l'amicizia personale, la contiguità politica, il potere economico dei gruppi di cui Boeri e la De Cesaris sono portatori. Di fatto, secondo le tesi dei magistrati, gli steccati che dovrebbero dividere i due mondi a Milano sono saltati e i ruoli si sono confusi. Forse questo aiuta a capire la virulenza verbale con cui fu proprio la De Cesaris, nel gennaio dello scorso anno, ad attaccare la Procura della Repubblica e le sue prime inchieste sull'Urbanistica milanese: in una intervista accusò i pm di avere creato un "clima da caccia alle streghe" e di "usare la giustizia penale come un manganello". L'intervista venne vissuta dalla Procura come una dichiarazione di guerra non solo da parte della De Cesaris ma della giunta stessa.
Ora si scopre che in effetti era stata preannunciata dalla De Cesaris a Tancredi e da lui festeggiata: "Molto bene grazie, la tua intervista un tripudio nella chat assessori". Nei mesi successivi la Procura intensifica l'attacco, e a quel punto la De Cesaris dice a Tancredi di fermare i cantieri: "Dovete fermare i nuovi, bisogna mollare un po' o vi travolgono".