Industriali e artigiani tacciono ma la legge era la loro bandiera

Prosegue il silenzio assordante di Confindustria e Confartigianato sulla norma che prevedeva la depenalizzazione per i mini evasori, invocata da Squinzi e Merletti

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi

Anche ieri Confindustria e Confartigianato hanno perseverato nel loro impenetrabile mutismo circa la decisione del governo di Matteo Renzi di ritirare il decreto delega fiscale. La franchigia al 3% sul totale da versare per Ires e Iva avrebbe potuto evitare conseguenze penali per molti imprenditori e commercianti che spesso, in buona fede, sbagliano le loro dichiarazioni. Ma i due presidenti, Giorgio Squinzi e Giorgio Merletti, non hanno detto nemmeno una parola. Troppo compromettente la norma, ormai dipinta da tutti i media come «salva-Berlusconi» (anche se non è detto che il Cav si sarebbe adoperato per beneficiarne), per esporsi mediaticamente.

Eppure, in tempi più e meno recenti, le due organizzazioni non si sono poste il problema dell'opportunità politica quando una norma era di loro interesse. E, in molti casi, sono state subito accontentate. È strano, perciò, che si scelga la linea dell' understatement quando, per evitare nuove sfaldature, l'esecutivo di Matteo Renzi sta eliminando quell'articolo 19-bis che avrebbe di sicuro eliminato alcune occasioni di conflitto tra aziende ed Agenzia delle Entrate. O tra aziende e procure. Basta tornare indietro di qualche mese per rendersi conto di come la materia stia molto a cuore a Confindustria. L'11 marzo scorso Squinzi scrisse addirittura una lettera aperta al Corriere per chiedere a Matteo Renzi di incamminarsi sulla retta via. «L'imprenditore non può passare la maggior parte del suo tempo sul codice civile o con gli avvocati. Tra le cose fatte da Confindustria (...) c'è una manuale per la semplificazione a disposizione di tutti», aveva vergato il patron della Mapei.

Sempre in quegli stessi giorni il vicepresidente di Confindustria e responsabile delle questioni fiscali, Andrea Bolla, aveva tuonato in un'audizione alla Camera: «Il sistema di giustizia tributaria indebolisce la difesa dei diritti dei cittadini per i costi, i tempi e gli esiti imprevedibili del contenzioso e per un sistema sanzionatorio incapace di distinguere tra errori e frodi». Sì, stava parlando proprio di quel decreto che della delega fiscale rappresentava un'attuazione. Anche Bolla, come Squinzi, ha taciuto.

Fa ugualmente specie l'inazione di Giorgio Merletti che nel giugno scorso all'assemblea di Confartigianato aveva denunciato «l'estrema complessità del regime tributario: tra il 2008 e il 2014 sono state approvate 629 nuove regole, e 389 introducono nuovi obblighi per le aziende». Insomma, non ci sarebbe da sorprendersi se (al di là delle solite dichiarazioni di non aver voluto favorire il Cav) prima o poi Renzi chiamasse in causa le imprese stesse su un vantaggio cui esse stesse hanno voluto rinunciare.

Al premier va, infatti, dato atto di aver preso in considerazione alcune richieste di semplificazione. Quattro anni fa Confindustria strepitò contro l'ex ministro Tremonti richiedendo una normativa più favorevole sull'«abuso di diritto» (operazioni finanziarie effettuate con altri Paesi per abbassare l'imponibile fiscale; ndr ). Il governo ne ha tenuto conto e sta per introdurre regole meno pesanti, soprattutto per quanto riguarda i risvolti penali.

Idem per la «responsabilità solidale» introdotta dal governo Monti. Fino al mese scorso un'impresa che avesse affidato un appalto a un'altra azienda cui erano contestati illeciti fiscali era responsabile «in solido» delle omissioni. Confindustria si era rivolta persino alla Corte Ue per invocare un cambiamento. Anche in questo caso, il governo ha ascoltato e ha stemperato un po' i contenuti. Non sono rivoluzioni epocali (e comunque la politica fiscale renziana prevede sempre controlli a maglie strettissime), ma di sicuro sono segnali di disponibilità che né Confindustria né Confartigianato hanno voluto cogliere nel momento in cui l'articolo 19-bis è stato ritirato.

Sarà, pertanto, più difficile dar credito a viale

dell'Astronomia la prossima volta che si lamenterà di «normative molto più complesse degli altri Paesi che assorbono risorse e lasciano un'alea di incertezza». Frasi del 2014, quando la parola non era stata ancora persa.

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