Gli industriali premono sul governo. "Serve più coraggio nelle misure"

Ieri a Roma l'incontro con le associazioni datoriali

Gli industriali premono sul governo. "Serve più coraggio nelle misure"
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Industriali e associazioni di categoria tornano a incalzare il governo sulla manovra. Ieri, intervenendo alla riunione di Assolombarda, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha sottolineato che nella nuova legge di bilancio "manca molto la parola crescita". Della stessa idea il numero uno di Assolombarda, Alvise Biffi, che alla prima assemblea da presidente ha chiesto "più coraggio sulla legge di bilancio". E di puntare sull'innovazione spostando risorse per "generare investimenti su una partita chiave per la competitività e per la crescita".

Quello che agita il sonno degli industriali è che da gennaio arriveranno a esaurimento tutti o quasi gli incentivi per una manifattura che da ormai alcuni anni a questa parte vive un periodo di sofferenza sul fronte della produzione industriale. Oltre ad avere a che fare, soprattutto dopo l'inizio della guerra in Ucraina, con un costo dell'energia strutturalmente più alto rispetto a quello dei competitor europei. Fattore, quest'ultimo, che ne azzoppa la competitività.

Il tema dell'esaurimento degli incentivi è stato affrontato anche dal vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco Angelo Camilli, il quale ha partecipato all'incontro di ieri a Palazzo Chigi sulla manovra. "Da gennaio terminano tutti gli incentivi e l'industria italiana è nuda, senza strumenti per competere in uno scenario dominato da incertezza, dazi e rischio delocalizzazione". Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ascoltato le varie proposte delle associazioni datoriali assicurando loro che "La manovra di bilancio non è chiusa". Pur non dando indicazioni più precise. Da quanto filtra, il governo farà qualcosa, magari attingendo ai 5 miliardi risparmiati dai fondi di industria 5.0. Lo stesso Orsini ha invitato il governo a fare "debito buono" indicando la Zes unica, la zona economica speciale per il Mezzogiorno, come "un'ottima cosa" fatta dall'esecutivo Meloni che ha "stanziato 5,6 miliardi negli ultimi due anni" che "hanno generato 28 miliardi di investimento con 35mila assunzioni". Viale dell'Astronomia chiede un piano straordinario da 8 miliardi l'anno per scongiurare il "rischio stagnazione". Tra le richieste si chiede un'Ires premiale 2.0 realmente efficace, senza vincoli che ne limitino l'impatto. Quello dell'Ires è un tema caro anche a Confcommercio, che infatti propone di renderla "strutturale" per quelle società "che investono in innovazione e creano nuova occupazione".

All'incontro a Palazzo Chigi ha partecipato anche Coldiretti, con il suo presidente Ettore Prandini il quale ha chiesto una manovra che "non ostacoli la crescita, alla quale può contribuire in modo significativo". Tra le priorità indicate, il presidente di Coldiretti ha evidenziato la necessità di rafforzare le politiche di internazionalizzazione per valorizzare le filiere del Made in Italy agroalimentare, anche attraverso un potenziamento del ruolo dell'Ice. "Su questo fronte - ha detto Prandini - è necessario individuare nuove risorse per nuovi investimenti, sia per il mantenimento dei mercati già consolidati, sia e per favorire la crescita nei mercati emergenti". All'incontro ha partecipato anche l'Abi, l'associazione dei bancari, che è attualmente alle prese - con il suo direttore generale Elio Rottigni - in una difficile trattativa con l'esecutivo e nell'immediatezza dell'incontro non ha commentato. Dalle richieste di un contributo da cinque miliardi, si dovrebbe trovare un punto di caduta infine a circa tre miliardi.

"Occorrono interventi straordinari volti ad incentivare la produttività e la competitività delle imprese come la revisione dell'Ires, oltre che

interventi volti a ridare slancio alla domanda di consumi interni per garantire il potere di acquisto dei lavoratori", è stata invece la posizione di Carlo De Ruvo, presidente dell'associazione degli autotrasportatori Confetra.

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