Inerzia cronica. Vizio antico del nuovo Csm

Cos'hanno in comune il caso dell'indagine di Firenze sui mandanti delle stragi del 1993 e le manovre in corso intorno ai vertici della Procura della Repubblica di Milano?

Inerzia cronica. Vizio antico del nuovo Csm
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Cos'hanno in comune il caso dell'indagine di Firenze sui mandanti delle stragi del 1993 e le manovre in corso intorno ai vertici della Procura della Repubblica di Milano? Risposta facile: l'inerzia del Consiglio superiore della magistratura. Il «nuovo» Csm, il primo del dopo-Palamara, insediatosi nel settembre scorso, e che era parso (se non altro per la fine dell'egemonia delle correnti di sinistra) in grado di segnare un cambiamento di rotta. Qualche refolo di aria fresca si era colto. Poi, inesorabile, è riapparsa la tendenza al traccheggio, allo svicolamento davanti alle rogne. Rogne, e robuste, sono le due storie in corso d'opera in questi giorni. A Firenze l'inchiesta più delicata aperta oggi in Italia, con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri accusati nientemeno di avere ordinato (non si sa perché) a Cosa Nostra una sfilza di stragi viene narrata in diretta su due quotidiani che si danno il turno a pubblicare atti di indagine: tutti a sostegno della tesi d'accusa. Non si scappa: o la Procura di Firenze è vittima di questa operazione che rischia di danneggiare la sua indagine o ne è complice. Ipotesi subordinata: gli atti non sono più segreti perché gli stessi pm fiorentini (Luca Turco, che qualcuno anche dentro Magistratura democratica guardava con dissenso, e Luca Tescaroli, collaboratore di uno dei quotidiani che ospitano gli scoop) li hanno depositati qua e là, autodannengiando la loro indagine. Non si capisce quale sia lo scenario peggiore, ma in ogni caso si capisce forse fin troppo bene perché il Csm non abbia voglia di metterci il naso. Meno bene si capisce perché il Consiglio dorma sulla nomina per altri quattro anni del pm Fabio De Pasquale a procuratore aggiunto di Milano. De Pasquale oggi è sotto processo per la sua gestione dei processi Eni, eppure il Consiglio giudiziario di Milano ha proposto la sua riconferma, con una delibera che ha sollevato alcune perplessità tra le stesse toghe milanesi. L'anno scorso il Csm archiviò la procedura di trasferimento d'ufficio di De Pasquale, perché gli elementi contro di lui erano gli stessi del processo penale.

Successivamente, da quello stesso processo sono emerse nuove accuse contro di lui, ormai pubbliche. «Mi disse di tenere le carte nel cassetto due anni», ha deposto il pm Paolo Storari. Il Csm poteva riaprire una pratica per cambiare posto e lavoro a De Pasquale. Non lo ha fatto. Come è nuovo, il nuovo Csm.

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