Potrebbe esserci un raro caso di sindrome di Munchausen per procura dietro la vicenda dell'infermiera lucchese che per almeno 9 anni avrebbe somministrato alla figlia potenti antidolorifici, arrecandole gravi danni alla salute solo per attirare l'attenzione su di sé. L'ipotesi è al vaglio degli inquirenti toscani, che hanno arrestato una donna di 50 anni con l'accusa di aver rubato dall'ospedale San Luca in cui lavorava dei farmaci inclusi oppiacei per «curare» la figlia da una presunta fibromialgia invalidante, ma in realtà per costringerla in uno stato permanente di dipendenza da farmaci. Senza consultare alcun medico e in assenza di qualsiasi prescrizione, l'infermiera avrebbe così provocato volontariamente patologie alla figlia fino a costringerla a restare segregata in casa per anni. In particolare la giovane, ancora minorenne all'epoca dell'inizio del trattamento, già nel 2017 era stata ricoverata d'urgenza per gravi complicazioni che secondo i medici erano conseguenza dell'abuso di farmaci analgesici e ansiolitici. Nonostante quell'episodio, dopo le dimissioni dall'ospedale la madre avrebbe continuato a somministrare farmaci alla figlia creando in lei un'autentica dipendenza, come riscontrato nel nosocomio fiorentino di Careggi. Proprio le indagini scattate in quell'occasione hanno portato a scoprire il ruolo della madre e a far scattare le manette ai suoi polsi. Mercoledì l'infermiera è comparsa di fronte al gup Simone Silvestri al quale il suo avvocato difensore ha presentato una richiesta di rito abbreviato, che verrà discussa in una prossima udienza.
Per la donna i capi d'accusa sono molteplici, dai maltrattamenti in famiglia alle lesioni personali aggravate sino al peculato in quanto, secondo l'accusa, la donna avrebbe sottratto in ospedale a Lucca una serie di farmaci. Nel corso degli anni, la ragazza è stata costretta ad abbandonare la scuola che frequentava, isolata da amici e conoscenti fino a restare ostaggio della sua stessa madre. Ogni volta che la minorenne usciva di casa la madre viveva nel terrore di non vederla mai più, e per questo «per non perderla» dicono gli inquirenti la riempiva di oppiacei, bloccandola a letto nel fiore degli anni. Giorno dopo giorno, la giovane veniva letteralmente intossicata dai farmaci stupefacenti, con dosaggi eccessivi di morfina, Codamol, Lexotan e Xanax.
La donna avrebbe inventato la patologia della figlia per mantenere su di essa un controllo assoluto, trattandola come se fosse un'espansione del proprio ego. Una patologia che secondo gli esperti si sviluppa soprattutto quando in famiglia esistono difficoltà di relazione tra genitori e figli.
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