In Guatemala, dove è volato con la toga da pm ancora calda nel 2012, alla vigilia della sua discesa in campo in politica, è rimasto appena due mesi. E non gli è andata bene. Ma il mal di centro America evidentemente gli è rimasto dentro. Anzi, si è spostato a Sud. E così, dopo i flop politici in Italia e disavventure varie anche giudiziarie, ecco che Antonio Ingroia, che ora fa l'avvocato, rispunta in Ecuador. E autoproclamatosi «Ambasciatore della verità» (ma non era Partigiano della Costituzione, sempre suo copyright?), entra a far parte del pool di avvocati che difende l'ex presidente dell'Ecuador Rafael Correa Delgado, accusato di sequestro di persona.
È stato lo stesso Ingroia, sul suo sito ufficiale, a dare l'annuncio in pompa magna dell'incarico ottenuto, presentandolo come «una battaglia per la verità, la giustizia e la democrazia nel mondo alla quale non si può restare indifferenti». L'ex pm ha perso la toga da magistrato (cacciato dal Csm perché, destinato ad Aosta, prese servizio ma non si ripresentò al lavoro) ma non il vizio dei teoremi. E così, a proposito dell'ex presidente Correa - per il quale a luglio è stato spiccato un mandato d'arresto internazionale perché, accusato del sequestro di un suo avversario politico, non si è presentato a chiarire, ed è rimasto in Belgio, dove vive - parla di «vicenda assurda e surreale», di «pericoloso sovvertimento dello Stato di diritto», di «processo costruito sul nulla probatorio». Ovviamente, ça va sans dire, ecco la tesi del complotto: «Probabilmente - scrive Ingroia - a Correa si vuole far pagare anche di avere dato asilo politico nell'ambasciata ecuadoriana di Londra a Julian Assange, fondatore di Wikileaks e ricercato dagli Usa, la cui vita è in pericolo, come dimostra la recente misteriosa scomparsa in Norvegia del suo socio Arjen Kamphuis, cofondatore di Wikileaks.
Ho già predisposto - aggiunge - un rapporto politico-giuridico sul caso, in cui si denunciano le manipolazioni del diritto penale e del diritto processuale della prova e le conseguenti violazioni dei diritti dell'uomo che andranno denunciate in ogni sede internazionale».
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