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Insediamenti "legittimi", Israele soddisfatto. E Bibi tratta con Gantz per il nuovo governo

Attesa per il futuro esecutivo mentre Trump benedice le colonie israeliane

Insediamenti "legittimi", Israele soddisfatto. E Bibi tratta con Gantz per il nuovo governo

Gerusalemme - Quando proprio non si ha più niente da dire contro Israele, quando è impossibile sostenere che è uno Stato di Apartheid, o che i palestinesi sono poveri oppressi il cui terrorismo è solo lotta per la libertà, ecco che sempre esce fuori l'argomento principe, quello preferito dalla Mogherini (anche ieri con inveterata perseveranza ha fatto la sua dichiarazione antisraeliana che fa seguito alla decisione del labeling): i terribili, diabolici pericolosissimi «insediamenti» nei «Territori», quelli che secondo la «lectio» comune sono l'impedimento per la pace. Non il terrorismo, non il rifiuto di trattare, ma le costruzioni in Giudea e Samaria. Ma da lunedì, quando si sentirà affermare che gli insediamenti sono «illegali», si potrà chiedere «chi l'ha detto?». Infatti il segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti dopo molti studi, non li considerano illegali. Bestemmia? Niente affatto, gli insediamenti non sono illegali: sono territori disputati, così sono stati riconosciuti fino al tempo di Obama e Kerry come una questione da toccare con cautela, oggetto di discussione fra due parti in causa.

Ma il biasimo non era mai stato gettato come negli ultimi anni interamente su Israele, riconoscendo alcuni fatti essenziali che danno ragione a Pompeo: intanto perché, dice Pompeo, «chiamare la costruzione di insediamenti civili incruento rispetto alla legge internazionale non ha avanzato la causa della pace». Al contrario, assegnare in sede di Consiglio di Sicurezza dell'Onu e di Unione europea i territori ai palestinesi senza trattativa né promessa di abbandonare la violenza e di delegittimazione di Israele stesso (non nei confini del '67 ma in quelli del '48) ha incitato l'odio palestinese e incoraggiato il terrorismo. Inoltre i «territori» la cui restituzione Israele ha tentato con trattative frequenti e larghe, salvo sensibili zone di sicurezza, sono sempre stati alla fine rifiutati in vista di una soluzione escatologica. Le zone incriminate sono inoltre state conquistate in una guerra di difesa nel '67 mentre erano occupate dalla Giordania, mai riconosciuta come legittimo proprietario da nessuno, e di Stato Palestinese non si parlava nemmeno. La base per l'illegalità internazionale non esiste. Inoltre, il pericolo di vita sostanziale che la mancanza di controllo in alcune zone comporta per Israele è patente e non si ha nessun segno che sia un fenomeno passeggero. Inoltre la dichiarazione Balfour e via via ogni altro documento fondamentale per la nascita dello Stato Ebraico, cita la ragione di fondo per cui Israele è qui e non altrove: gli ebrei sono tornati a casa, nella terra d'origine, con cui hanno mantenuto un rapporto senza fine. Non c'è nessun motivo di non vedere anche quelle zone in questa luce, a meno di vedere Israele come una potenza coloniale.

La votazione in cui gli Usa consentirono di condannare per la prima volta lo Stato d'Israele come Paese occupante fu una picconata a Netanyahu; al contrario qui appare che Trump voglia dare una mano all'amico almeno in fase di conclusione. Ieri è stato un giorno di incontri a porte chiuse, tutti hanno incontrato tutti fino a che Bibi e Benny Gantz si sono trovati faccia a faccia. Ancora mentre scriviamo l'incrocio dei veti sui religiosi per Netanyahu e sui partiti arabi per Gantz sono ostacoli degni di Sisifo. Tuttavia, poiché l'orologio faustiano batte le ultime ore dell'incarico di Gantz, si ripete la discussione sulla possibilità di un governo di coalizione in cui Netanyahu parta per primo, Gantz impari la politica e poi tocchi a lui.

Non sarebbe una cattiva idea, giudici permettendo.

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