Insulti al ministro ma nessuna denuncia, Bernini sconcertata

A tre giorni dall'agguato all'Università di Siena, non risultano ancora iniziative da parte del rettore

Insulti al ministro ma nessuna denuncia, Bernini sconcertata
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Una ministra insultata nel corso di una cerimonia pubblica. Davanti al prefetto e alle autorità accademiche. Eppure gli autori degli insulti, a tre giorni dai fatti, restano anonimi e ovviamente impuniti. I fatti li abbiamo già raccontati giovedì scorso. La ministra dell'Università Anna Maria Bernini si trovava a Siena (Università per stranieri) per accogliere una studentessa che fa parte del gruppo di 39 palestinesi che l'Italia è andata a prendere in Giordania per portarli da noi e dar loro la possibilità di proseguire con borse di studio dei nostri atenei il percorso universitario.

Eppure al momento dell'ingresso della ministra nel cortile del rettorato si è levato ad un gruppetto di attivisti un coro di insulti al suo indirizzo. Cosa che ha generato anche numerose perplessità visto che sventolavano vessilli palestinesi e manifestavano in favore del popolo della Striscia di Gaza.

Tra coloro che hanno assistito alla scena anche il prefetto di Siena Valerio Massimo Romeo, che ha segnalato al rettore, Roberto Di Pietra, che il fatto costituiva fattispecie di reato (articolo 342 del Codice penale: "Oltraggio a corpo politico dello Stato"). Dal ministero dell'Università e della Ricerca scientifica fanno filtrate l'irritazione del ministro per la mancata denuncia dei responsabili.

Pensare che lo stesso rettore subito dopo l'aggressione verbale alla ministra aveva diffuso una nota nella quale sottolineava che "le proteste non hanno nulla a che fare con la legittima libertà di espressione e si discostano profondamente dai valori di un'università pubblica. Stigmatizziamo con forza e senza attenuanti questi comportamenti".

Intanto anche oggi si registrano messaggi di solidarietà da parte

di rappresentanti del mondo politico alla Bernini "vittima", come sottolinea Massimo Mancuso, responsabile del dipartimento Università di Fratelli d'Italia, "di un corto circuito ideologico e del pregiudizio dei pro-Pal".

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