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Intercettazioni, è scontro tra magistrati e governo

Gli alfaniani non cedono sulla norma Pagano, l'Anm teme per le inchieste di Mafia. Ma il garante della Privacy la promuove

Intercettazioni, è scontro tra magistrati e governo

"Questo articolo ha dignità di esistere. Nessuno può negare che il problema delle intercettazioni sia enorme, nessuno può imporci una marcia indietro. Gli eventi sono maturi per approvare una norma del genere. Ma siamo pronti ad apportare modifiche". Alessandro Pagano, il deputato di Ncd, intervistato dal Tempo, rivendica la necessità di approvare il suo emendamento sulle intercettazioni. "E' giunto il momento -precisa- di distinguere tra giornalismo vero, d'inchiesta, che merita un premio, e quello 'gossipparò, scandalistico, che mette in piazza la vita privata della gente".

Dalle colonne di Repubblica gli fa eco il viceministro della Giustizia Enrico Costa che definisce la norma “un principio di civile convivenza”. "E' ora di finirla - attacca Costa - con le accuse di voler dare la caccia ai giornalisti. Esiste il diritto di cronaca che prevale laddove ci sia l'interesse pubblico della notizia. Sarebbe utile riportare il dibattito nei limiti della realtà". Il vice ministro nega che la norma sia stata fatta ad hoc per la collega Nunzia De Girolamo, registrata a sua insaputa da un dirigente Asl e risponde al presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli sull’obbligo per i pm di chiedere il processo nell’arco di tre mesi: “Abbiamo sempre detto che a fronte dell'allungamento dei termini di prescrizione occorresse anche un'accelerazione delle procedure”. Sul pericolo che potrebbero correre le indagini di mafia, terrorismo e corruzione, Costa contrattacca: “L'allarme giunge dalla stessa fonte che paventava un'inondazione di ricorsi per responsabilità civile. E poi i termini perentori nel procedimento devono esserci solo per gli avvocati?”. Sabelli, intervistato anch’egli da Repubblica, mette in dubbio che, con una norma del genere, l’inchiesta su Mafia Capitale si sarebbe potuta avviare. "Altro che tre mesi... In indagini complesse come quelle di mafia, terrorismo e corruzione, - spiega Sabelli - solo ascoltare migliaia di intercettazioni, scrivere informative di polizia e le eventuali richieste di misure cautelari, per migliaia di pagine, richiede parecchi mesi. Ipotizzarne solo tre significa amputare le indagini".

Secondo Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale sull’anticorruzione, “molte volte la captazione nascosta di colloqui tra le persone - spiega al Corriere della Sera - ci è servita per individuare dei fatti gravi e colpire, di conseguenza, la criminalità organizzata. Ecco, vorrei che si tenesse conto di questo dato nella formulazione della futura norma". Cantone trova giusto che, per il rispetto della privacy delle persone, ci siano limiti alla divulgazione delle intercettazioni ma ricorda che molte volte gli imprenditori, vittime di estorsioni, “sono andati all'appuntamento coi loro aguzzini con un registratore nascosto”. “È proprio grazie a quei colloqui rubati - sottolinea - che è stato possibile inferire dei colpi seri alla criminalità organizzata. E' uno strumento invasivo, può danneggiare immagini e reputazioni. Ma intanto l'estorsore è finito in cella". Sul tema è intervenuto anche il garante della privacy Antonello Soro che, dalle colonne della Stampa, precisa: “in questione non è il diritto dei giornalisti di pubblicare notizie di rilevanza pubblica, anche se non strettamente attinenti al processo. E nemmeno la messa in onda di video e colloqui sui quali si basano trasmissioni come le Iene. No, il discorso è molto più ampio. Si tratta di tutelare il diritto alla vita privata dei cittadini troppe volte violato". Secondo Soro, "l'obiettivo della delega al governo è di trovare un punto di equilibrio che interrompa il fenomeno distorsivo delle intercettazioni date in pasto, senza alcun filtro, al processo mediatico che precede il processo vero e proprio". "Oltre al diritto all'informazione - dice il Garante -, esistono i diritti costituzionali altrettanto inviolabili come quello alla segretezza della corrispondenza, all' inviolabilità del domicilio, alla normale vita privata". "Non bastano sanzioni e nuove norme. Ci vuole equilibrio e senso di responsabilità da parte del giornalista e del magistrato. Servono udienze stralcio con vaglio veramente selettivo da parte del magistrato". "Non c'è dubbio - riflette Soro - che la delega va nella direzione da me indicata nella mia lettera a Renzi del 2 aprile.

Chiedevo che si mettesse fine alla 'pesca a strascicò nelle vite degli altri perché una cosa è certa: oggi a venire colpito maggiormente non è il diritto all'informazione ma la vita privata dei cittadini grazie all'uso di vecchi e nuovi strumenti tecnologici”.

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