Intercettazioni, dati choc: i giudici dicono sempre sì

Nel 2024 accolto il 94% delle richieste dei pm. E per le proroghe i via libera schizzano al 99%

Intercettazioni, dati choc: i giudici dicono sempre sì
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Ci vogliono i gravi indizi di reato. E le intercettazioni devono essere "assolutamente indispensabili" per la prosecuzione delle indagini. Avverbi e aggettivi si incastrano dunque a formare una barriera di garanzie altissima. E però a leggere i dati forniti dal ministro della Giustizia Carlo Nordio si ha l'impressione che invece le microspie siano piazzate con una certa disinvoltura. Il pm chiede e il gip, di solito, dà l'ok, interpretando in modo molto elastico l'articolo 267 del codice di procedura penale. I numeri, richiesti con tanto di interrogazione dal deputato di Forza Italia Enrico Costa (nella foto), sono impressionanti.

Nel 2024 i gip hanno accolto il 94 per cento delle domande dei pm di tutta Italia. Insomma, a dispetto di una norma così rigorosa, i sì arrivano a grappoli. E i no sono un'eccezione. La "captazione", come viene chiamata in gergo, è uno strumento invasivo che porta a galla tutto e deve essere usato in modo oculato e ragionevole. Ma fra un'emergenza e l'altra, dalla mafia alla corruzione senza contare il terrorismo, il Paese si è abituato ad un uso massiccio delle registrazioni "ambientali" e delle telefonate.

In teoria, le "spiate" possono andare avanti per 15 giorni, poi si può chiedere la proroga per un altro periodo della stessa durata, ma ancora una volta la legge mette un catenaccio a colpi di avverbi e aggettivi. Insomma, non si può andare avanti a oltranza ma solo per un tempo limitato e sempre che l'ascolto sia "assolutamente indispensabile".

Siamo al punto di prima: i gip hanno dato disco verde, nel 2024, al 99 per cento delle domande di proroga. I no sono merce rara, anzi rarissima. Di nuovo qualcosa non torna.

Ancora, nel 2024 i giudici hanno convalidato il 95 per cento delle intercettazioni, telefoniche o ambientali, disposte d'urgenza dalle Procure. Insomma hanno ritenuto che la velocità fosse giustificata.

E però, si capisce, tutte queste cifre fanno pensare: troppo spesso i gip fotocopiano le proposte dell'accusa. Non è un giudizio, ma un elemento statistico. A suo modo impressionante. "Forse - ironizza Costa - gip sta per giudice inutile passacarte. Altrimenti non si spiegherebbe questa aderenza quasi assoluta alle tesi dell'accusa".

In sostanza, un'arma da usare solo in casi delicatissimi, viene maneggiata tutti i giorni e diventa routine.

Del resto, la mentalità dominante è che l'intercettazione sia insostituibile per combattere la criminalità dilagante e ogni limitazione viene letta come un tentativo di proteggere i potenti. Non è così, ma ci siamo abituati a osservare dal buco delle intercettazioni la classe dirigente e i comuni mortali - vedi l'indagine di Garlasco su Andrea Sempio - con effetti che devono essere meditati: in prima battuta i brogliacci si assomigliano tutti e tutti sono colpevoli, poi spesso emergono sfumature e dettagli che fanno la differenza e a volte quel che appariva in un modo si rivela assai diverso.

Insomma, in un momento di revisione si dovrebbe avviare una riflessione anche su questo capitolo che costa alla macchina pubblica qualcosa come 270 milioni di euro l'anno.

Nessuno nega il valore e l'importanza di questo mezzo nell'arsenale del pm, altra cosa è impiegarlo a tappeto.

Vedremo, in caso di vittoria del sì al referendum sulla separazione delle carriere, se e come cambieranno le percentuali.

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