Politica

"Io, espulso dalle Sardine con 10 voti su whatsapp"

Militante lucano critica Santori: epurato «Presuntuosi, buttano fuori chi dissente...»

"Io, espulso dalle Sardine con 10 voti su whatsapp"

La «lisca» del caposardina Mattia Santori è andata di traverso al povero Vincenzo Petrone, sottocaposardina di origini lucane, pescato in fallo dopo aver criticato Sartori per «essersi dimenticato della Basilicata». Ma Petrone, prima di soffocare, gliele ha cantate al suo ex guru trasformatosi nel frattempo in provetto paraguru dall'espulsione-facile, da far invidia al Movimento 5 Stelle: finora la migliore macchina da guerra per l'epurazione dei dissidenti.

Risultato: ieri lo sfogo di Petrone, 52 anni (un ondivago passato politico tra Rifondazione Comunista e M5s) campeggiava a caratteri cubitali sul Quotidiano del Sud (Edizione Basilicata): «Sono la prima sardina espulsa». Sui social ha poi rincarato la dose: «Santori mi hai fatto espellere con dieci miseri voti su whatsapp. Neanche Casaleggio è arrivato a tanto. Il dissenso si combatte con la parola, non con la censura».

Tutta colpa della «questione del petrolio in Basilicata» che il movimento sardinesco avrebbe ignorato, infischindosene delle preoccupazioni dell'attivista lucano, il quale è passato al contrattacco: «Tra le sardine non c'è democrazia interna». Che per un movimento che ha fatto - avrebbe fatto - della «democrazia interna» la sua ragion d'essere, non è proprio un'accusa da poco. Ma l'ormai ex sardina Vincenzo Petrone - che si firma come «un lucano che vive a Roma - non intende più abboccare all'amo di Mattia Santoni: «Santori non ha inserito la Basilicata nella delegazione ricevuta dai ministri Provenzano e Boccia, inoltre nel movimento i ruoli sono autoelettivi e i temi lanciati sul mercato politico sono casuali e frutto di nessuna discussione interna (si veda l'appoggio al mantenimento dei vitalizi)». Nei giorni scorsi Petrone aveva inoltre umiliato Santori regalandogli una «cima d'aglio», gesto che non è piaciuto al riccioluto capetto con la fascia blocca-zazzera. Nel giro di poche ore, ecco la vendetta: espulsione per lesa maestà.

Il fu pesciolino Petrone sembra ormai un pescecane: «È vero che le sardine sono giovani e molto inesperte, ma non possono avere la presunzione, a pochi mesi dalla nascita, di parlare a nome di tutti, di farsi ricevere dal governo, di mettere temi non discussi sul tappeto, di espellere chi dissente da questi metodi, di non ascoltare le ragioni di altre come loro e di preoccuparsi solo che il nemico danneggi l'immagine a favore di telecamere del Movimento».

«Gli stessi temi lucani prosegue Petrone dal petrolio allo spopolamento, sono stati finora del tutto sottovalutati dai leader nazionali, ragione della mia protesta di ieri. In questi mesi di permanenza nelle sardine ho cercato in tutti i modi di far inserire soprattutto la questione del petrolio in Basilicata nella comunicazione delle sardine. Il 6 febbraio la Regione ha firmato un accordo con Total per soli 14 milioni di euro all'anno di royalties, una miseria in un bilancio di entrate regionali per 300 milioni di euro. Ho chiesto alle sardine lucane di fare qualcosa per questo tema, flash-mob o azioni mediatiche, ma non ho mai ricevuto risposte».

Petrone parla già da ex attivista: «Meno telecamere, meno comunicazione e meno protagonismi da leader autoeletti, farebbero bene a un movimento che invece rischia un centralismo democratico da vecchio apparato partitico della Prima Repubblica. Il congresso di Scampia rischia così di diventare più che un luogo di discussione la Versailles dove sarà incoronato il Re Solo».

Al caposardina Mattia Santori fischieranno le orecchie.

Anzi, le branchie.

Commenti