«Io, trovatella in Libano, cerco una famiglia»

«Io, trovatella in Libano, cerco una famiglia»

Dalle regioni più disparate del pianeta, dove infuriano la violenza e la guerra, giungono i lamenti disperati dei feriti, dei torturati, dei disperati che hanno perso parenti, amici, averi, la casa, tutto, anche la dignità di vivere. Ci sono altre grida che non udiamo, testimoni e vittime del tutto innocenti della follia umana, una piccola tragedia nella tragedia. Sono i lamenti degli animali che agonizzano ai margini delle strade polverose, ignorati dai blindati che avanzano e da uomini che hanno ben altro cui pensare che soccorrere un cane gravemente ferito che chiede aiuto perché ha perso una zampa mentre si aggirava affamato, in un territorio che di carne ne offre a quintali, a brandelli però, assieme al piombo dei proiettili e ai gas nervini. Sono i feriti, gli abusati, gli abbandonati, sono i dannati di cui qualche anima generosa raccoglie il lamento, trasportandoli in un canile dove possano ricevere le prime cure e una zuppa tiepida.

Da una di queste realtà di sofferenza e dolore, giunge, attraverso la pagina Facebook della Beirut for the Ethical Treatment of Animals (Beta) la richiesta di Velda, uno dei cani che la guerra ha martoriato, risparmiandole, per fortuna, la vita, che potrebbe ancora in futuro rivelarsi felice se solo qualcuno accogliesse il grido che giunge da quello sperduto angolo del Medio Oriente. È la rivista Bored Panda che raccoglie il lamento di Velda e lo amplifica in tutto il mondo che ha un computer e una linea Internet.

« Salve, sono Velda e sono un cane gioioso e amichevole, ma nessuno mi vuole adottare perché sono un tantino anziano e soprattutto perché sono un disabile. Tuttavia, gli amabili volontari della Beta se ne sono venuti fuori con questa straordinaria idea, ovvero di spedire cani come me da altre parti del mondo, dove gente generosa ha la forza di ospitarli come animali d'affezione anche se sono particolarmente sfortunati, almeno per quanto riguarda il loro corpo. Disgraziatamente, come potrete ben capire, le spese per spedire cani dall'altra parte del pianeta sono troppo elevate e, oltre tutto, ci sono poi i costi per mantenerci, per alimentarci, per dispensarci le cure necessarie. Questi ragazzi sono favolosi e lavorano di giorno e di notte per donarci una vita dignitosa, quel pizzico di salute che ci basta e, perché no, farci sorridere, anche se bisogna riconoscere che all'interno di un canile che ospita, per la maggior parte, vittime della guerra, questo non è coi così facile. Ecco perché cercano in tutti i modi di trovarci case e persone che siano in grado di occuparsi di noi, di offrirci una carezza, che non andrà mai delusa. Quando uno di noi se ne va, perché ha trovato una persona che lo adotta, si libera un posto nel canile e un'altra vita sfortunata può prendere il suo angolo nella gabbia per le necessarie cure iniziali che questi meravigliosi ragazzi ci offrono volontariamente. Qualcuno qui in Libano si lamenta perché i ragazzi sono forse troppo severi nel valutare i criteri dell'adozione, ma noi non viviamo nel mondo delle fate e ci sono già stati casi di gente orribile che ha adottato uno di noi per farne una specie di mostro da contemplare nel serraglio di un circo, assieme alla sirena e alla donna cannone.

Io non vorrei mai essere adottata da qualcuno che non mi consideri, in qualche modo, parte della sua famiglia. Piuttosto allora, credo sia meglio che stia qui in canile, assieme ai miei adorati ragazzi. Vi prego, aiutate loro ad aiutare me ». Velda.

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