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Iran, conservatori in testa. Ma è record negativo di elettori

L'affluenza non è mai stata così bassa dal 1979 Khamenei aveva detto: «Votare è dovere religioso»

Iran, conservatori in testa. Ma è record negativo di elettori

Beirut I conservatori iraniani sono a un passo da una vittoria schiacciante nelle elezioni parlamentari del Paese. Venerdì i seggi hanno aperto alle ore 8 e sono stati chiusi solo a mezzanotte, nella speranza di una maggiore partecipazione degli elettori. Secondo alcuni dati non confermati l'affluenza è stata circa del 45%, il dato più basso dalla rivoluzione islamica del 1979. Questo sebbene la Guida Suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei abbia dichiarato che votare è «un dovere religioso». Ha giocato su questa scarsa partecipazione anche la diffusione del coronavirus. I morti ufficiali infatti sono saliti a 6, mentre i casi sospetti sarebbero 750. Per i governanti iraniani, invece, l'alta affluenza era importante per aumentare la loro legittimità, danneggiata dopo le proteste anti-governative di novembre represse brutalmente.

Secondo un conteggio non ufficiale i conservatori avrebbero finora vinto circa 178 seggi nel parlamento composto di 290 seggi, 43 sarebbero andati agli indipendenti e 17 ai moderati. Sebbene siano un gruppo diversificato, molti conservatori sono ex sostenitori dell'ex presidente Mahmoud Ahmadinejad. A Teheran, che conta 30 seggi in parlamento, i candidati alla linea dura erano guidati da Mohammad Bagher Qalibaf, ex sindaco della capitale una volta comandante dell'aeronautica militare. E ora ci sarebbe la possibilità che proprio Qalibaf diventi presidente del parlamento.

Una netta vittoria per i sostenitori della linea dura confermerebbe la fine politica dei politici pragmatici e riformisti e un ridimensionamento del potere del presidente Hassan Rohani. Un tale risultato aiuterebbe anche i Pasdaran, già pervasivi nella vita quotidiana degli iraniani, ad aumentare la loro influenza nelle questioni politiche, sociali ed economiche del Paese. Sebbene il parlamento non abbia una grande influenza sulla politica estera, decisa da Khamenei, una vittoria netta dei conservatori potrebbe agevolarli alle presidenziali del 2021.

Adesso anche i giochi internazionali si riaprono. Il crescente malcontento per la crisi economica, che ha portato molti iraniani ad astenersi dal voto, potrebbe costringere l'establishment della Repubblica islamica a scegliere la diplomazia nel confronto con gli Stati Uniti. Alcuni analisti hanno sostenuto che Khamenei potrebbe dover bere «la coppa del veleno», citando una frase usata dal suo predecessore l'Ayatollah Ruhollah Khomeini quando ha accettato la tregua mediata dagli Stati Uniti che ha determinato la fine della guerra tra Iran e Irak del 1980. Le sanzioni statunitensi, insieme all'inflazione in aumento, la crescente disoccupazione, il crollo del rial hanno causato il deterioramento dell'economia iraniana e possono portare all'implosione del Paese. Per evitare il collasso del regime, i sostenitori della linea dura potrebbero offrire concessioni agli americani.

Anche se molti elettori si dichiarano disposti a sopportare altri sei anni di sanzioni pur di preservare l'indipendenza del loro Paese.

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