
Annuncia che onorerà alla Casa Bianca i piloti autori dei bombardamenti sui siti nucleari iraniani. Spiega di essere pronto a revocare le sanzioni contro l'Iran, se gli ayatollah resteranno "pacifici". Infine, per ribadire quanto fosse necessario intervenire contro Teheran, torna sui tempi che separavano il regime dall'atomica: "Erano a settimane dalla bomba". Per questo, "non abbiamo solamente colpito i tre siti di Fordow, Isfahan e Natanz. Abbiamo provocato danni definitivi. Le bombe hanno penetrato Fordow come burro". Donald Trump affida a Fox News la ricostruzione e le sue ultime considerazioni sulla guerra dei 12 giorni con l'Iran, inclusa la convinzione che il regime non abbia spostato l'uranio dal sito colpito perché "troppo pericoloso" e l'invito a "perseguire chi ha fatto trapelare informazioni sui nostri attacchi".
Il presidente americano è convinto che gli iraniani "non stanno pensando al nucleare, devono rimettersi in forma" e spera in un accordo per ridimensionare le loro ambizioni nucleari. Ma da Teheran non arrivano segnali incoraggianti, dopo che la Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ribadito come "la resa" auspicata da Washington "non accadrà mai". Chiusi i funerali dei generali uccisi, il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, ha definito gli iraniani "orgogliosi dei propri martiri, i nostri modelli" e in una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto all'Onu di riconoscere Israele e gli Stati Uniti come responsabili del conflitto, "iniziatori dell'atto di aggressione" e passibili del "pagamento di indennizzi e riparazioni". Teheran ha espresso anche "seri dubbi" sul rispetto della tregua da parte di Israele e si è detta pronta a reagire. In suo soccorso è arrivato pure l'alleato russo, che tramite il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è fatto paladino della dittatura: "Nessun Paese, né gruppo di Paesi, dovrebbe discutere il cambio di potere in altri Stati. Se ciò dovesse accadere, allora il mondo finirebbe nel caos".
Che la tensione resti alta sul dossier-Iran lo dimostrano anche le minacce di Teheran al direttore generale dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi, che proprio ieri in un'intervista alla Cbs ha smentito le dichiarazioni di Trump, spiegando che nonostante la guerra per fermare il programma nucleare iraniano, il regime di Teheran potrebbe riprendere l'arricchimento "entro qualche mese": "Dispongono ancora delle loro capacità" e "francamente, non si può affermare che tutto sia scomparso e che non ci sia più niente".
Ma non è questa la ragione per cui Teheran ce l'ha con Grossi. Dopo aver sospeso la collaborazione con l'Agenzia, l'Iran ha annunciato che non permetterà più al suo capo di visitare i propri impianti e ne ha anche invocato l'arresto per aver "tradito i suoi doveri" e non aver condannato i raid. A difesa del direttore si sono levate varie voci. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha definito "inaccettabili le richieste di arrestare e giustiziare" il direttore dell'Aiea. Pieno supporto anche dall'Ue e dall'Argentina. Berlino ha definito "estremamente preoccupanti" le "minacce" iraniane e chiesto che si fermino.
Nuove scintille in un momento delicato, in cui il regime di Teheran ha annunciato una strage - impossibile da accertare in questo momento - nel carcere dei dissidenti di Evin, nord di Teheran, dove 71 persone sarebbero rimaste uccise nei raid anti-nucleare condotti da Israele e Stati Uniti.