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Irregolarità e bilancio in profondo rosso La Regione Sicilia è sull'orlo del fallimento

La Corte dei conti boccia la gestione Crocetta. Il Pd lo difende: «Inspegabile»

Irregolarità e bilancio in profondo rosso La Regione Sicilia è sull'orlo del fallimento

Non era mai accaduto. E non si pensava potesse accadere. E invece è lì, nero su bianco, racchiuso in una parolina: «irregolarità». Laddove le «irregolarità» sono riferite al bilancio 2016 della Regione siciliana. I conti, dice il procuratore generale della Corte dei conti siciliana Pino Zingale, non tornano. Mancano coperture, ci sono omissioni importanti. Di qui lo stop al via libera dei giudici al rendiconto generale dell'esercizio 2016. E una richiesta di chiarimenti che posticipa al 19 luglio l'eventuale bocciatura ma che traccia una diagnosi chiara: la Sicilia è sull'orlo del default.

Un terremoto, per usare un eufemismo. Un terremoto ancora più grave visto che si vota per il nuovo governatore il prossimo 5 novembre. Non era mai successo, in 71 anni di autonomia siciliana, che i giudici contabili opponessero un veto di questo peso al bilancio della Regione. Potenza del governatore Rosario Crocetta, che nonostante la Regione sia sull'orlo del baratro ieri ha parlato di Sicilia salvata («Senza di me era fallita», ipse dixit), di bilancio che va meglio perché cinque anni fa quasi non si potevano pagare gli stipendi, e di chiarimenti che saranno dati senza problemi ai giudici contabili. Come, trovando i soldi? Ma no, nominando il nuovo Ragioniere generale. Potenza di Crocetta. E potenza anche del Pd, che lo appoggia e che giudica «inspiegabile» l'altolà sul bilancio della Corte dei conti.

Sarebbe comico, se non fosse tragico. A certificare che il baratro è lì, a un passo, basta qualche cifra: 8 miliardi e 35 milioni di debito al 31 dicembre del 2016; 5 miliardi e 479 milioni di debito al netto dell'anticipazione di liquidità; un uso anomalo del meccanismo dell'anticipazione di liquidità. E poi i nuovi mutui, le ricchezze non usate (il procuratore generale cita la situazione dei parchi archeologici, dovrebbero essere «l'oro nero» della Sicilia e invece stanno in piedi per miracolo: «La gestione dei siti - scrive - e dei parchi archeologi in Sicilia è al limite di collasso ed è il frutto di una mancata progettualità»). Nelle 25 pagine della requisitoria del Pg i riflettori sono puntati anche sulle partecipate regionali. E soprattutto su una a cui Crocetta è molto affezionato, quella Sicilia e-Servizi (ora Sicilia Digitale Spa) che ha affidato all'ex Pm Antonio Ingroia. Il Pg, che in generale invoca maggiori controlli, ricorda espressamente nella sua relazione il brutto episodio legato proprio alla società di Ingroia: «La Ragioneria, a seguito di talune presunte irregolarità gestionali, aveva disposto un'ispezione che non ha avuto esito, poiché l'Amministratore unico (Ingroia, ndr) ha vietato agli uffici della società di consentire l'accesso ai funzionari regionali, circostanza che è stata comunicata al Presidente della Regione il quale non ha assunto alcuna consequenziale iniziativa». L'ex pm replica: «Tutto falso, mai avvenuto».

I chiarimenti dovranno pervenire ai giudici contabili entro il 10 luglio, la nuova seduta per la decisione sul destino della Sicilia è fissata al 19 luglio. «Il default è dietro l'angolo», tuona Forza Italia con Renato Schifani. Ma Crocetta, assente ieri alla seduta della Corte dei conti, fa spallucce. Anzi, si autoproclama salvatore della Sicilia: «In questi cinque anni lavoro eccezionale». Anzi, intervistato, adombra il sospetto: «Quando si stringono i cordoni della borsa, si mettono in campo controlli severi e si agisce con rigore si è sottoposti a un'attenzione maggiore». Più cauto l'assessore al Bilancio Alessandro Baccei, il tecnico che Renzi ha piazzato al fianco di Crocetta per sorvegliarlo, che rivendica anche lui il risanamento dei conti entro il 2018 ma si dice ottimista sui chiarimenti. La giunta regionale è convocata per martedì prossimo.

E il 10 luglio Crocetta e Baccei, saranno in Aula all'Ars.

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