Irritazioni, scontri e malumori: Conte ora è accerchiato

Grillini delusi dal piano Colao. Pd sul piede di guerra, ma solo Zingaretti è al fianco del premier. Asse Di Maio-Franceschini-Renzi per un nuovo governo?

Irritazioni, scontri e malumori: Conte ora è accerchiato

La fiducia del governo nei confronti del suo capo rischia di avvicinarsi allo zero. Il momento che sta attraversando Giuseppe Conte non è sicuramente dei migliori, indaffarato nell'organizzazione degli Stati generali dell'economia e nel mettere le pezze dove le varie anime della maggioranza creano scontri. E i temi divisivi non sono pochi. Ma adesso la priorità è rappresentata dall'evento fortemente voluto dal premier per la ripartenza del Paese dopo l'emergenza Coronavirus: all'appuntamento potrebbero partecipare Ursula von der Leyen (il presidente della Commissione europea), David Sassoli (il presidente del Parlamento Ue), alcuni premi Nobel e qualche economista di fama internazionale. Non è da escludere però che gli inviti verranno spediti anche ai sindacati, a Confindustria e all'opposizione. In tal senso Silvio Berlusconi ha già affermato che sarebbe giusto parteciparvi, ma i leader del centrodestra nelle prossime ore si sentiranno per prendere una decisione comune.

Dal Movimento 5 Stelle, come riportato dall'edizione odierna del Quotidiano Nazionale, fanno sapere di essere molto critici nei confronti del piano Colao in quanto è visto come fumo negli occhi. Allo stesso modo il Partito democratico è dubbioso sugli Stati generali. Una situazione che pone il premier al centro di infinite discussioni e lamentele. "C’è un pezzo di Stato che rema contro le riforme e contro il governo", sarebbe stato lo sfogo dell'avvocato. Ma fonti di Palazzo Chigi hanno smentito tali parole: "La frase totalmente inventata e come tale non può essere ritrattata, perché queste parole non sono mai state pronunciate". Comunque il dato di fatto è chiaro: Conte è accerchiato proprio da coloro che lo sostengono. O meglio, che lo sostenevano a pieno.

L'ombra di Guerini

Sì, perché ora il capo dell'esecutivo giallorosso non gode certamente della stessa fiducia di mesi fa. Una dimostrazione è lo scontro animato con Dario Franceschini: il ministro dei Beni culturali avrebbe chiesto spiegazioni su un'iniziativa del presidente che "non era stata condivisa" e che "ha sorpreso tutti". Il capodelegazione dem si è da sempre dimostrato pienamente a favore del governo e al fianco di Conte, ma ora anche lui avrebbe iniziato a maturare dei dubbi nei confronti di quella che riteneva una figura di assoluta certezza. In tutto ciò l'unico a prendere le difese dell'avvocato è Nicola Zingaretti. Il segretario del Pd ha chiesto sicuramente una svolta, ma va sottolineato che nel frattempo ha lanciato una proposta chiara ai grillini per un'alleanza strategica: prima alleanze sui territori per poi arrivare a un'alleanza in occasione delle prossime elezioni Politiche.

A spaventare sempre più il premier ora ci si è messo anche Lorenzo Guerini, che potrebbe guidare un vero e proprio ribaltone per modificare drasticamente le carte in tavola. L'ipotesi vedrebbe l'attuale ministro della Difesa approdare a Palazzo Chigi e Luigi Di Maio rivestire nuovamente la carica di vicepremier. Uno scenario che però viene decisamente smentito dallo stesso Guerini: "Non esiste". Come riportato da La Stampa, addirittura ci sarebbe già un accordo tra Franceschini, Renzi e l'ex capo politico del M5S per la formazione di un nuovo governo.

Intanto i dirigenti del Partito democratico accusano Conte di avere una sorte di "sindrome napoleonica", non avendo avviato per il momento alcuna discussione sul merito e sul metodo degli Stati generali. Tanto che il capogruppo al Senato Andrea Marcucci ha sganciato un'amara frecciatina: "Le leggi si fanno in Parlamento e non a Villa Pamphili".

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