L'Italia è il malato d'Europa (e del G-7). Tutti i Paesi del continente registrano, alla voce «crescita», un segno positivo davanti. L'unico con il segno meno all'interno delle economie più sviluppate è l'Italia, appunto.
Secondo l'agenzia di rating Standard and Poor's, il pil nazionale quest'anno sarà piatto. Crescita zero. E la sua valutazione è la più ottimistica. L'Ocse (organizzazione internazionale da cui proviene Pier Carlo Padoan) prevede che la ricchezza italiana quest'anno si contrarrà dello 0,4%. Fin qui, i numeri. I commenti sono anche peggio. Standard and Poor's sostiene che le difficoltà italiane a uscire dalla recessione sono tra i fattori alla base della debolezza dell'Eurozona. E che le misure introdotte (come gli 80 euro) «non hanno avuto effetti sui consumi interni. La domanda è anemica».
L'Ocse - che in passato era stata piuttosto indulgente nei confronti dell'Italia - è ancora più ruvida . Innanzitutto rivede in negativo la stima del pil: da una crescita prevista in precedenza dello 0,5%, prevede una contrazione dello 0,4%. Vuol dire che secondo gli economisti di Parigi, le condizioni economiche interne sono peggiorate dello 0,9%. E per il prossimo anno, il divario si allarga a un punto secco di pil. Un andamento che finisce per condizionare anche la crescita dell'area euro: quest'anno scende dall'1,2 allo 0,8%, e il prossimo dall'1,7 all'1,1%.
Per uscire dal limbo, l'Ocse suggerisce sempre la stessa ricetta: flessibilità di bilancio e riforme. «Vista la debolezza della domanda - scrive l'organizzazione - la flessibilità all'interno delle regole europee dovrebbe essere usata per sostenere la crescita. Sono però necessari sforzi di riforma ambiziosi».
A queste due zampe della crescita, Standard and Poor's aggiunge «un più vigoroso stimolo monetario». L'agenzia poi prevede che la Bce, oltre ai programmi di finanziamenti a famiglie e imprese che partiranno a breve, dovrà lanciare presto anche quello che in termini tecnici si chiama quantitative easing . Vale a dire, il piano di acquisti di titoli pubblici dei Paesi in crisi. Il presidente del Consiglio non commenta i dati di Standard and Poor's e dell'Ocse. «Farò un lungo intervento in Parlamento su queste tematiche», dice. Oggi Matteo Renzi illustrerà il programma italiano per i «Mille giorni». E forse spiegherà cosa intende per «rispetto dei patti europei».
Da questo concetto dipende se la legge di Stabilità sarà da 23 miliardi di euro; o una da 6 miliardi di euro. Nel primo caso, l'Italia rispetterebbe alla lettera gli impegni di avere nel 2015 un deficit all'1,8% del Pil. Nel secondo, di fissarne uno al 3%; senza rispettare l'obbligo di una riduzione annua del deficit strutturale «almeno dello 0,5%». E il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, esclude l'ipotesi di una manovra aggiuntiva.
Jean-Claude Juncker, poi, ha fatto un brutto scherzo all'Italia. È vero che l'attuale Commissione Barroso è a fine mandato; e, quindi, i poteri dei commissari sono in «over time». Ma è anche vero che l'attuale commissario agli Affari economici, il finlandese Katainen (subentrato al connazionale Ollie Rehn), verrà promosso vice presidente nella commissione Juncker. E gli verranno assegnate deleghe ampie, proprio in materia di bilanci pubblici e crescita. E Katainen punta a estendere i poteri della Commissione anche sulle riforme strutturali che i Paesi devono introdurre, in cambio di flessibilità sui bilanci. Renzi è contrario. Lo ritiene un ridimensionamento della sovranità nazionale. Un commissariamento.
Giorgio Napolitano per farsi spiegare cos'è realmente avvenuto all'Ecofin di Milano, convoca al Quirinale Ignazio Visco, governatore di
Bankitalia. In passato, Draghi aveva detto che, forse, sarebbe stato meglio cedere fette di sovranità sulle riforme. E dopo pochi giorni, Renzi volò in elicottero nella casa di campagna in Umbria del presidente della Bce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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