Crolla la Torre dei Conti, ai Fori Imperiali, a Roma. Passano pochi minuti e da Mosca arriva questa dichiarazione: "L'Italia crollerà completamente se continuerà a spendere denaro per sostenere l'Ucraina". Non era facile riuscire a strumentalizzare una tragedia ed essere al tempo stesso inopportuni, sguaiati e volgari. Parole che rasentano la follia e che andrebbero ignorate e lasciate in uno squallido oblio, ancor più perché pronunciate mentre ancora si stava scavando tra le macerie per salvare la vita a un uomo. Ma se tali bestialità arrivano da un rappresentante ufficiale del governo russo, allora è evidente che diventino un caso. Nonostante a pronunciarle sia stata Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, una il cui tratto distintivo sono appunto dichiarazioni squallide, menzogne in serie e becera propaganda. Tajani ha tuonato contro la Zakharova, il nostro ministero degli Esteri ha preso posizione, bollando come "parole squallide e preoccupanti", convocando ufficialmente per oggi l'ambasciatore russo a Roma Paramonov.
La mai moderata Zakharova ha detto che l'Italia ha stanziato 2,5 miliardi di euro in aiuti e contributi militari a Kiev e finché il governo italiano "continuerà a sprecare inutilmente i soldi dei contribuenti, l'Italia crollerà, dall'economia alle torri", suscitando la dura reazione della Farnesina. "Dichiarazioni volgari. Quando c'è una disgrazia non si può speculare su persone che stanno ancora sotto le macerie. Queste dichiarazioni sono vergognose, inaccettabili, in un Paese civile", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Pretendiamo rispetto, per questo ho fatto convocare l'ambasciatore russo, per manifestare la nostra indignazione", ha aggiunto. "Parole squallide, confermano l'abisso di volgarità in cui è piombata la dirigenza di Mosca - attacca la Farnesina in una nota - A nessuno in Italia sarebbe mai venuto in mente di gioire, di speculare su un incidente, una tragedia in cui siamo ancora tutti coinvolti come popolo italiano. Come Italia esprimeremo sempre e comunque solidarietà e amicizia per i più deboli, per chi è in difficoltà, per chi è sotto attacco. Per questo appoggiamo il popolo ucraino. Perché siamo italiani", conclude la nota che risulta quindi anche una lezione di stile a chi uno stile, evidentemente, non lo ha.
Del resto la 50enne biondissima Zakharova, è personaggio noto, che da anni attacca frontalmente chiunque osi contestare il regime di Putin. Giornalisti, politici, istituzioni. Tutti in qualche modo sono finiti nel mirino della mai moderata portavoce. Di recente anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, "colpevole" di un intervento in cui aveva proposto un parallelo tra il regime russo di oggi e quello tedesco sotto Hitler. Zakharova aveva detto che "l'Italia è stato il Paese dove è nato il fascismo", e che lui era il presidente di un Paese "che storicamente è stato tra quelli che hanno attaccato il nostro". Facendosi tramite poi di una raccolta di firme farsa contro il capo dello Stato, promossa da un propagandista italiano travestito da giornalista.
Ma quella che molti hanno definito megafono della propaganda del Cremlino per il suo ruolo di direttrice del Dipartimento di Informazione e Stampa, nel recente passato ha anche insultato la Rai definendola "nazista e complice dei nazisti", per un reportage nelle zone del Kursk occupate dagli ucraini, accusando anche l'Italia di essere complice della guerra contro la Russia. Menzogne, propaganda e dichiarazioni sconclusionate, utili alla causa. La Sua. Lei, che due settimane fa, dopo il furto al Louvre di Parigi, aveva consigliato a Macron di inviare i soldati nei musei anziché a Kiev. Lei che ha avuto il coraggio di definire l'Ue un posto dove non esiste libertà di parola. Lei, impossibile da considerare attendibile.
Una settimana prima dell'invasione russa in Ucraina aveva definito bugie le indiscrezioni di un imminente attacco, chiedendo provocatoriamente il programma delle prossime azioni militari della Russia in modo da "poter pianificare le vacanze" serenamente. Lei, tra i peggiori simboli di un regime liberticida ormai senza più vergogna.