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Italia-Turchia, ecco il piano per bloccare l'invasione

Tajani incontra il ministro degli Esteri di Ankara "Lavoriamo insieme per stabilizzare la Libia"

Italia-Turchia, ecco il piano per bloccare l'invasione

La parola chiave nel bilaterale Turchia-Italia che si è svolto ieri mattina ad Ankara è «stabilità». La invoca il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani. All'incontro con il suo collega turco Mevlut Cavusoglu la «stabilità» è risultato essere l'obiettivo comune. L'unico fattore che possa frenare con profitto l'immigrazione clandestina, che possa riportare la pace nei Balcani e in Libia e che possa fare da baluardo contro il terrorismo. Il controllo dell'immigrazione irregolare deve avvenire su scala globale gli fa eco Cavusoglu, «i singoli Paesi non posso essere lasciati a operare da soli». D'altronde l'allarme rappresentato dall'aumentare dell'immigrazione clandestina diventa per i due Paesi un monito di primaria importanza. I dati Frontex, per quanto riguarda i confini dell'Unione europea, non sono affatto rassicuranti. Si parla di oltre 330mila ingressi irregolari. Con un aumento che rappresenta il nuovo record dal 2016 a oggi. «Da noi arrivano attraverso alcune rotte specifiche - spiega il nostro ministro degli Esteri -. C'è la via dei Balcani, quella del Mediterraneo occidentale (soprattutto dalla Libia) e del Mediterraneo orientale». Su quest'ultimo tracciato, però, l'impegno della Turchia nel frenare il fenomeno, spiega Tajani, è stato più che determinante. I due ministri hanno concordato l'urgenza di interventi a breve e lungo termine per rendere più stabili le aree scelte dai migranti. Come per esempio i Balcani. L'instabilità della regione è uno dei punti chiave della sua vulnerabilità come argine all'immigrazione clandestina. «Il governo italiano è al lavoro per impedire che il Mediterraneo diventi un cimitero dei migranti - spiega il responsabile della Farnesina -. La lotta all'immigrazione clandestina significa sicurezza, significa fermare i trafficanti di esseri umani e su questo saremo molto duri».

Tajani ha ricordato che truppe italiane e turche, sono impegnate da tempo nel confine tra Kossovo e Serbia e che l'intera area balcanica deve essere, proprio come quella libica, ricondotta a una pace reale e concreta.

Anche sul fronte della lotta al terrorismo, soprattutto con i flussi indiscriminati di irregolari che provengono dall'area subsahariana, la guardia va mantenuta alta. E già la settimana prossima ci sarà un altro bilaterale che vedrà di fronte il ministro Matteo Piantedosi con il suo collega turco. In questa chiave può risultare essenziale e strategico anche un patto con i Paesi dell'area. Soprattutto con quei Paesi, come Egitto e la stessa Turchia che hanno una «influenza in Libia, e che sono a loro volta Paesi di transito, lamentando anch'essi problemi importanti di immigrazione irregolare». Il processo di normalizzazione dell'area secondo Tajani passa necessariamente per le elezioni regolari in Libia. «Non è un percorso facile - commenta il nostro ministro degli Esteri - ma la risposta avuta ora dalla Turchia è stata molto positiva». E di certo non verrà interpellata la Russia. «Non si può trattare con chi appoggia le milizie della Wagner», aggiunge il ministro che ribadisce che l'obiettivo, per quanto riguarda l'Ucraina, è il raggiungimento di una pace giusta che rispetti il diritto dello Stato e annullare «il rischio di uno scontro militare tra russi e ucraini che possa coinvolgere la centrale di Zaporizhzhia, che avrebbe conseguenze inimmaginabili».

Altro tema centrale dell'incontro è rappresentato dalla guerra in Ucraina. Secondo il responsabile della Farnesina, non ci sarà pace senza giustizia: «La Turchia, insieme ad altri attori internazionali, può sicuramente fare la differenza a livello diplomatico - ricorda Tajani -.

L'accordo sul grano ne è stato l'esempio più importante e l'Italia ha apprezzato l'esito positivo della trattativa nella quale Ankara ha guidato il processo di facilitazione».

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