A sinistra le scuse e i pretesti per ridimensionare il Giorno del Ricordo, la tragedia delle foibe e il dramma dei trecentomila esuli italiani costretti ad abbandonare Istria, Fiume e Dalmazia non mancano mai. Ieri l'operazione di travisamento e mistificazione è partita dall'innocente circolare con cui il Capo dipartimento del ministero dell'Istruzione invitava le scuole italiane a non sottovalutare l'importanza di quella celebrazione. «Il Giorno del ricordo, e la conoscenza di quanto accaduto - recita il documento - possono aiutare a capire che la categoria umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella degli italiani. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla categoria degli ebrei». Una frase scritta nel peggior linguaggio burocratico ed infarcita di termini come «nullificare» e «categoria umana» capaci di far inorridire insegnanti ed allievi. Ma non certo una frase degna della riprovazione morale sotto cui ha tentato di seppellirla un'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) prontissima a denunciare una «storicamente aberrante e inaccettabile» equiparazione tra il genocidio degli ebrei e i massacri degli italiani. In verità l'unico difetto dell'«inaccettabile» equiparazione è quella di esser sproporzionata in termini numerici.
Ma visto che il confronto tra i 12mila infoibati a guerra finita sul confine orientale e i milioni di morti del genocidio non è esercizio propriamente elegante forse è meglio soffermarsi sulle analogie. La soluzione finale venne studiata a tavolino dai gerarchi nazisti per eliminare la presenza ebraica in un'Europa dominata dal Terzo Reich. L'eliminazione degli italiani in Istria, Fiume, Dalmazia, seguita dalla loro cacciata rispondeva ad un piano di pulizia etnica basata sul terrore e sull'eccidio di massa. Un piano ben spiegato da Milovan Gilas in un'intervista del 1991 a Panorama. «Era nostro compito - disse nell'intervista l'ex braccio destro di Tito - indurre tutti gli italiani ad andar via con pressioni di ogni tipo. E così fu fatto».
Quindi dove sta l'inaccettabile e aberrante equiparazione? L'unica evidente travisamento sembra quello messo in piedi da un'Anpi, trasformata, dopo la scomparsa per motivi anagrafici dei veri partigiani, in un pensionato e uno «stipendificio» degli ultimi senescenti disoccupati di sinistra. L'organizzazione, già distintasi in passato per non aver impedito la cacciata delle rappresentanze ebraiche in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, non punta tanto a riaffermare l'unicità storica del genocidio, ma bensì ad azzerare la valenza celebrativa del Giorno del Ricordo. Una finalità emersa con evidenza negli anni scorsi quando diverse sedi dell'Anpi non si vergognarono di dedicare al tema delle foibe convegni palesemente «negazionisti» o riduzionisti. Tesi che dopo le tirate d'orecchie subite in sede istituzionale hanno lasciato il posto, come ieri, a prese di posizioni più ambigue e subdole. Tesi pronte ad esser cavalcate dal leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni secondo il quale «ogni anno si ripete il solito copione della destra di questo Paese di equiparare questo massacro all'unicità della tragedia della Shoah, come se cosi si potessero edulcorare i crimini del fascismo e del nazismo in un indistinto calderone». Anche secondo il M5S «la circolare induce in errore ed è frutto di evidente mancanza di conoscenza storica» e «strizza l'occhio alla destra estrema e radicale».
Affermazioni discutibili visto che la giornata del Ricordo non è patrimonio dei partiti di centrodestra - a cui va l'esclusivo merito di averla istituita - ma delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati protagoniste di quella tragedia. Una tragedia che quelle associazioni - condannate nel ghetto dell'oblio fino al 2005, quando venne finalmente istituito il Giorno del Ricordo - non hanno obiettivamente alcun interesse a confondere con la tragedia della Shoah. Anche perché facendolo finirebbero con il confondere le responsabilità evidenti del nazismo con quelle altrettanto chiare dei partigiani di Tito. Anche per questo risulta incomprensibile l'intervento dell'esponente del Pd Emanuele Fiano che pur sottolineando il «cordoglio che tutta l'Italia deve per l'orribile tragedia delle Foibe» denuncia come totalmente sbagliato il paragone del ministero dell'Istruzione.
Forse dimenticando, nel giusto orgoglio per l'appartenenza a una famiglia di deportati ebrei, che seppur nella differenza dei fini, degli scopi e delle ideologie il vero abominio sottolineato e condannato dalla circolare è il terrore di massa e lo sterminio di popolazioni inermi.
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