Gli italiani non ci stanno Macigno sulle adozioni gay

Mezzo Pd frena sulla riforma dopo il caso Vendola. Avvenire tuona: "Macché diritti, è mercato". Persino Grillo adesso annuncia barricate. Ma il Guardasigilli Orlando avvisa Ncd: una legge serve

Gli italiani non ci stanno Macigno sulle adozioni gay

Roma - Domani inizia a Montecitorio l'esame della legge sulle unioni civili, che il Pd vuole chiudere entro aprile. Ma i riflettori, dopo il caso Vendola, sono tutti per la questione «utero in affitto», e la polemica si accende attorno alla riforma delle adozioni. Due binari che Matteo Renzi, dopo lo stralcio del ddl Cirinnà, vuole tenere ben separati ma che i suoi avversari tentano di sovrapporre per creare ostacoli alla marcia del premier verso il riconoscimento delle coppie gay. Ed ecco che Beppe Grillo, seguendo le indicazioni di Casaleggio, guida la svolta moderata dei Cinque Stelle e debutta sul Corriere della Sera con una lettera piuttosto confusa e sgrammaticata ma chiara negli intenti: riposizionare i grillini, che al Senato si erano assai spesi per la stepchild adoption, sul fronte del no. «C'è qualcosa del concetto di utero in affitto che mi spaventa e non ha nulla a che fare con l'omosessualità oppure l'eterosessualità. Mi spaventa la logica del lo facciamo perché è possibile», scrive, e conclude, con un singolare parallelo tra bambini e canone Rai, «un po' come è diventato facile attaccare tutto alla bolletta della luce». Segue a ruota, pronto come un soldatino, Luigi Di Maio, che spiega che sulle adozioni gay «ci vuole un referendum popolare» (non è chiaro come, essendo il referendum solo abrogativo). E che sia partito un ordine di scuderia si conferma quando anche la candidata romana Virginia Raggi tuona che «l'utero in affitto è una pratica inammissibile».Intanto, per non essere da meno, anche Angelino Alfano e i suoi si buttano nella tenzone, definendo l'utero in affito «una pratica inconcepibile, frutto dell'estremismo di sinistra» e chiedendo punizioni esemplari per chiunque ne faccia uso, «in Italia e all'estero». Si schiera l'Avvenire: «Macché diritti, è un triste mercato dell'umano». Al coro anti-uteri si aggiungono anche democrat come Pier Luigi Bersani e Enrico Rossi, insieme a Corrado Passera. Alzata di scudi che spinge il Pd a buttare acqua sul fuoco, frenando vistosamente sulla riforma delle adozioni, che finirebbe per diventare la nuova trincea della guerra di religione: «Prima concentriamoci sullo straordinario passo avanti delle unioni civili, e approviamole rapidamente anche alla Camera. Poi si discuterà di quella riforma», consiglia prudente Nicola Latorre. E il Pd prende tempo: sulla riforma (erga omnes) delle adozioni la commissione Giustizia avvierà una lunga «indagine conoscitiva», con una nutrita serie di audizioni. E prima di «un paio di mesi», spiega Valter Verini, il testo del ddl che il Pd vuole presentare (e nel quale dovrebbe trovare posto anche la stepchild adoption) non vedrà la luce. Il che sposta molto in là l'inizio effettivo di un iter parlamentare, che d'altronde - nota un dirigente Pd - «in questo Parlamento è praticamente impossibile: al Senato, tanto più dopo il dietrofront dei grillini, i numeri non ci sarebbero mai».

Dal ministro della Giustizia Andrea Orlando arriva un appello, rivolto a Ncd: «Ammainiamo gli stendardi, una nuova legge sulle adozioni serve. Non incominciamo con le contrapposizioni ideologiche: Alfano chiede sanzioni per l'utero in affitto che mi sembrano ragionevoli. Ma è difficile disciplinare una patologia senza rivedere le adozioni», avverte.

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