Roma Solo con la collaborazione della comunità globale dei musulmani moderati sarà possibile sconfiggere il terrorismo fondamentalista.
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha riferito sulla strage del Bangladesh, ieri nell'Aula di Palazzo Madama, ricostruendo la dinamica del tragico attentato nel quale nove nostri connazionali sono stati torturati ed uccisi. É stata «una lunga notte di orrore ed agonia» per le vittime italiane del massacro di Dacca. Il ministro ha infatti confermato non soltanto che il governo ritiene attendibili «le rivendicazioni di Daesh» ma purtroppo anche il risultato delle autopsie che ha evidenziato come alcuni di loro siano morti lentamente per le ferite inferte a colpi di machete.
Il primo nemico da battere resta il fondamentalismo, lo Stato Islamico che alimenta con la sua forte valenza simbolica le azioni terroristiche di gruppi organizzati ma anche dei cani sciolti. Ma Gentiloni ha pure sottolineato che la risposta militare non basta e non può essere considerata sufficiente perché anche quando il Califfato sarà sconfitto la guerra contro la minaccia globale del terrorismo non potrà dirsi chiusa.
Quello che davvero conta è la collaborazione del mondo musulmano moderato che deve essere in grado di individuare la radicalizzazione là dove si annida al suo nascere per isolarla e impedirle di fiorire ed agire.
La Farnesina dunque chiede «l'impegno dei governi dei paesi a maggioranza islamica» e per quanto riguarda il nostro territorio anche quello «della comunità islamica italiana». Ai musulmani che hanno scelto di vivere nel nostro Paese Gentiloni cita le parole del re di Giordania, Abd Alllah: «Tocca a noi, a noi arabi a noi fedeli, battere questi infedeli». Insomma solo i musulmani possono vincere la guerra contro il fondamentalismo violento.
«Mi rivolgo alla grande, vasta comunità musulmana che vive in pace nel nostro paese - ha detto il ministro- chiedendo di impegnarvi a viso aperto unitariamente contro questi terroristi che abusano della vostra religione deturpandola». Un appello che non appare retorico ma che sollecita concretamente una presa di posizione più forte e più aperta di condanna ferma di tutta la galassia del fondamentalismo violento: Isis, Al Qaeda, Jihad, cani sciolti. Una condanna che per ora non è arrivata o non è arrivata in modo abbastanza chiaro.
Ma l'intervento di Gentiloni lascia insoddisfatta l'opposizione e scatena commenti sarcastici sui social. Troppo debole e poco chiara.
La domanda cruciale, ovvero se il bersaglio dei terroristi fossero non genericamente gli infedeli ma proprio gli italiani abitualmente presenti in quel ristorante, resta senza risposta e nel suo intervento Gentiloni si è mostrato estremamente cauto, indicando come obiettivo certo gli stranieri ma non i nostri connazionali. I terroristi, ha affermato «sparano nel mucchio» e occorre una risposta unitaria.FA
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