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Ius Soli e cittadinanza: l'Italia è già il primo paese in Europa per concessioni

Dopo l'attentato fallito di Milano nei giorni scorsi, che vede come eroe un ragazzino figlio di egiziani, l'Italia piomba nuovamente nel dibattito sullo Ius Soli. Ma il nostro Paese ha già il record in Europa per numero di concessioni del diritto di cittadinanza

Ius Soli e cittadinanza: l'Italia è già il primo paese in Europa per concessioni

Solo in Italia forse i postumi di uno sventato attentato riescono a trasformarsi in un dibattito in grado di scadere quasi nell’isteria.

Da quando un coraggioso ragazzino egiziano riesce ad avvertire i Carabinieri ed a rendere vani i folli propositi di morte di un autista di autobus trasformatosi in orco, il nostro paese viene stretto nella morsa di continui botta e risposta tra favorevoli e contrari allo Ius Soli. Un corto circuito intellettuale e mediatico che, tra le altre cose, si alimenta nei meandri della più becera disumanizzazione e disinformazione.

Non appare infatti eticamente corretto trasformare la vita di un ragazzo di 12 anni, peraltro indubbiamente turbato dall’esperienza provata e che nel corso delle sue notti più volte possibilmente pensa a quelle frasi “non è un filmurlate ai Carabinieri, in una sorta di reality show grazie al quale esibire la “bontà” di chi vuole lo Ius Soli. Una bontà da contrapporre invece alla cattiveria di chi non crede nella necessità di calendarizzare in parlamento tale provvedimento.

È difficile, oggettivamente ed al netto di ogni considerazione etica e politica, cogliere il nesso tra l’episodio che vede protagonista un ragazzino eroe e lo Ius Soli. E soprattutto, appare arduo comprendere in che modo tanto il ragazzino quanto il suo gesto eroico possano rappresentare una specie di “cartina di tornasole” per chi invoca lo Ius Soli.

L’episodio della scorsa settimana culminato con l’attentato sventato è mero fatto di cronaca, peraltro inizialmente anche ridimensionato grazie alla positiva circostanza che l’atto terroristico non fa vittime. I fatti oramai sono noti: un senegalese con precedenti che guida il bus, cosparge di benzina il mezzo e lo dirotta verso Linate. Dall’autobus Ramy, il ragazzino eroe, ha la lucidità di avvertire i Carabinieri e gli uomini dell’arma con grande coraggio riescono ad evitare il peggio. Sacrosanto celebrare il bambino eroe, più che giusto festeggiare il fatto che tutti i bambini l’indomani possono sedersi sani e salvi nei propri banchi di scuola. E si può anche discutere sulla necessità di quello che potrebbe in effetti essere un bel gesto simbolico, ossia concedere la cittadinanza a Ramy.

Ma questo, e qui si ritorna alla questione centrale, cosa c’entra con lo Ius Soli? Il ragazzino egiziano da quel giorno non ha pace. Intervistato da tutti, cercato da molti, coinvolto suo malgrado in dibattiti politici che nulla hanno a che vedere con la sua infanzia peraltro segnata da un grave episodio che lo vede protagonista, Ramy domenica sera è ospite da Fabio Fazio. Qui indossa il cappello dei Carabinieri, applausi a scena aperta per lui e lacrime a dirotto tra il pubblico e poi, poco dopo, il neo direttore di Repubblica lancia l’affondo contro chi è contrario allo Ius Soli.

Non solo nella trasmissione di Raiuno, ma anche in tante altre occasioni in questi giorni si parla più di Ius Soli che del rischio corso da 51 ragazzini a bordo del bus. O meglio, sembra quasi che i veri responsabili di quell’attacco ed i veri nemici della sicurezza siano coloro che risultano schierati contro lo Ius Soli. Come se, di fatto, in futuro è impossibile salvare vite umane od avere altri ragazzini eroi senza lo Ius Soli.

Italiano o meno, africano od asiatico che sia, se un ragazzo di 12 anni capisce di essere a rischio chiama ugualmente il 112 in caso di possibile pericolo. A prescindere anche dalla nazionalità scritta nero su bianco nel suo documento. Ed è qui che risiede il corto circuito sopra espresso. L’attentato lungo l’autostrada per Linate nulla ha a che fare con lo Ius Soli, ben che meno con il piccolo Ramy che oggi avrebbe bisogno più di psicologi ed amici che di cambi di cittadinanza.

Un corto circuito ben marcato da due circostanze: la prima, riguarda la volontà degli italiani. Appena un anno fa il vecchio parlamento con la maggioranza detenuta dal Pd fa di tutto per accantonare il Ddl sullo Ius Soli. E lo fa perché teme il tracollo elettorale. Anche nel centro sinistra sanno che la maggior parte degli italiani o non vuole questa norma oppure, più semplicemente, non la considera prioritaria. E nel giro di un anno la situazione non sembra essere cambiata. Al contrario, la continua crescita della Lega nei sondaggi segna il passo in tal senso.

In secondo luogo, l’Italia non è affatto un paese razzista che non vuol bene ai bimbi eroi come Ramy. Il nostro paese negli ultimi due anni concede più di 380.000 riconoscimenti di cittadinanza italiana ad altrettante persone straniere, in Europa è un record: nessuno si avvicina al numero di concessioni date dall’Italia.

Concessioni peraltro non assegnate per bontà o per arbitrio, ma perché si segue una precisa legge in merito che esiste già. In Italia si può essere cittadini se almeno un genitore è italiano, se si contrae matrimonio con un coniuge italiano, se si è migranti regolari e si è presenti nel nostro territorio da un certo numero di anni. Poi c’è il caso che potrebbe riguardare Ramy, ossia nascere in Italia da due genitori stranieri: in questo caso la cittadinanza si acquista con la maggiore età.

Insomma, le norme e le regole ci sono già e nessuno pur senza il semplice Ius Soli viene lasciato indietro. Poi, come detto in precedenza, si può anche discutere se assegnare o meno già oggi la cittadinanza al piccolo eroe figlio di egiziani che riesce a chiamare i Carabinieri durante un dirottamento.

Ma questo ha più a che fare con la sfera simbolica che con quella politica oppure, ancora peggio, con la suddivisione manichea della società tra buoni e cattivi.

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