Ivanka, la dura con il sorriso. E gli Usa minacciano Kim

La first daughter arriva a Seul: "Pressione su Pyongyang". Trump: sì a sanzioni mai viste

Ivanka, la dura con il sorriso. E gli Usa minacciano Kim

New York - Donald Trump ricorre di nuovo alla frusta delle sanzioni per mettere in chiaro con la Corea del Nord che l'amministrazione non si discosterà dalla linea dura sino a quando Pyongyang non rimetterà in discussone il suo programma atomico. Alla frusta del presidente americano si pensava facesse da controaltare la diplomazia del sorriso della figlia Ivanka, giunta ieri in Sud Corea per la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di PyeongChang. Ma chi si aspettava che la first daughter cercasse di ammorbidire il confronto tra le due Coree e gli Usa è rimasto deluso: al contrario, Ivanka ha rimarcato che «bisogna mantenere al massimo la pressione» su Pyongyang. Mentre da Washington il tycoon ha inviato un messaggio forte e chiaro: «Stiamo lanciando il pacchetto di sanzioni contro la Nord Corea più grande di sempre», ha detto alla Conservative Political Action Conference. Misure che colpiranno 56 tra le compagnie di navigazione, spedizione marittima e aziende commerciali registrate in Nord Corea e altri sei paesi, tra cui la Cina. Tutte aziende che il Dipartimento del Tesoro Usa accusa di far parte di una sofisticata rete per aiutare Pyongyang a evadere le precedenti misure restrittive decise dall'Onu, che limitano le importazioni di combustibile raffinato e le esportazioni di carbone.

Non fa invece parte della lista nera nessuna società russa, anche se Mosca è sospettata di sostenere il commercio illecito. Secondo gli analisti citati dal New York Times, tuttavia, non è chiaro quale risultato porteranno le nuove misure, perché per impedire il commercio illegale bisognerà fermare le navi in mare, e Kim potrebbe considerare il blocco o l'ispezione forzata come un atto di guerra. L'annuncio di Trump è arrivato quasi in coincidenza con l'arrivo a Seul della figlia: durante la cena offerta in suo onore dal presidente sudcoreano Moon Jae In, Ivanka ha ricordato che il suo viaggio è in parte motivato dalla necessità di «riaffermare la determinazione degli alleati a mantenere la massima pressione» sul Nord, per assicurare il processo di denuclearizzazione della penisola. Un messaggio che non si distacca quindi dalla linea politica del padre, il quale si è detto soddisfatto di averla inviata nella penisola: «Non potremmo avere una persona migliore, o più intelligente, a rappresentare il nostro paese», ha scritto su Twitter.

Moon, da parte sua, ha spiegato che gli Usa dovrebbero cogliere la fase di riconciliazione tra le due Coree con la consapevolezza che gli sforzi degli ultimi 25 anni di Seul e alleati per denuclearizzare il Nord sono falliti. «Spero di poter realizzare questo storico risultato insieme al presidente Trump», ha aggiunto, ribadendo la necessità di riprendere i negoziati con il regime di Kim Jong Un sul nucleare, impossibili senza un dialogo diretto tra Washington e Pyongyang.

Tutto questo mentre il Rodong Sinmun, organo del Partito dei Lavoratori, in un editoriale ha avvertito che la Corea del Nord ha vettori intercontinentali, da lancio sottomarino e bombe all'idrogeno: tutti i preparativi per un attacco possibile agli Usa sono pronti. Sottolineando che «il desiderio di denuclearizzare il Nord è più stupido di quello del prosciugamento degli oceani».

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