Jihadisti tra i profughi tagliano barba e capelli e poi fuggono in Italia

In Libia l'Isis perde potere e territori: centinaia di tagliagole adesso scappano verso l'Europa

Jihadisti tra i profughi tagliano barba e capelli e poi fuggono in Italia

L'offensiva su Sirte prosegue da oltre un mese. La città è quasi completamente distrutta e i jihadisti dello Stato islamico hanno perso secondo quanto affermato dalle milizie di Misurata e Tripoli il controllo del porto (secondo i media britannici, invece, i jihadisti sarebbero riusciti a riconquistarlo ieri). I terroristi sono nel panico e cercano la fuga in due direzioni principali: verso il deserto del Fezzan e verso il Mediterraneo, in particolare verso Zuara e Sabrata, i due centri dai quali partono le carrette dei disperati che arrivano fino alle coste italiane.

In parole povere: i tagliagole del Califfo si starebbero dirigendo verso di noi mischiandosi tra i migranti. Ipotesi, questa, anticipata una decina di giorni fa proprio da questa testata con un'analisi apparsa su Gli Occhi della Guerra. Ora, a confermare questa ipotesi, arrivano anche, secondo quanto riportato dal Daily Mail, i racconti dei miliziani libici che combattono contro lo Stato islamico: «Centinaia di terroristi stanno raggiungendo l'Europa nascosti tra i migranti», spiegano preoccupati. Non solo: la guardia costiera libica avrebbe avvistato alcuni presunti terroristi tra i barconi di disperati che si dirigevano verso la Sicilia.

Secondo le ricostruzioni fornite dai combattenti governativi, prima di fuggire i terroristi si sarebbero tagliati le lunghe barbe e i capelli, un passaggio necessario per nascondere la propria appartenenza alle bandiere nere. La prova seguendo sempre il racconto dei miliziani verrebbe dal gran numero di ciuffi di peli e capelli trovati nei bagni dei luoghi precedentemente controllati dal Califfato. Anche il colonnello Mohamed El-Gasri condivide i timori dei suoi soldati: «Si stanno tagliando capelli e barba. Sappiamo che sono in stretto contatto con i trafficanti di uomini e che stanno raggiungendo le navi che attraversano il Mediterraneo».

I territori controllati dall'Isis, intanto, si stanno riducendo sempre più. Secondo fonti militari libiche, lo Stato islamico sarebbe in possesso solamente di 20 kmq di territorio nell'area di Sirte (l'11 maggio erano quasi 10mila). L'avanzata delle milizie di Misurata e Tripoli verso Sirte è stata resa possibile anche grazie all'intervento dei reparti speciali occidentali, come spiega il comandante delle operazioni libiche, Bashir Al-Gardy: «Ci sono circa 25 uomini delle forze speciali inglesi e americane. Hanno la tecnologia, i droni e i missili». Tutto ciò che serve per sostenere le milizie locali nell'avanzata contro lo Stato islamico.

Proprio davanti all'arretramento di questi ultimi mesi (Isis ha perso il 50% di territori in Iraq e il 20% di quelli in Siria) il portavoce dell'autoproclamato Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, Mohamed al Adnani, ha affermato: «Non combattiamo per difendere un territorio o per mantenerle il controllo». Una retromarcia clamorosa se si pensa che l'elemento che ha caratterizzato la propaganda dell'Isis rispetto a quella di Al Qaida e degli altri movimenti terroristici degli ultimi decenni è proprio il tentativo (in gran parte riuscito) di creare uno Stato.

Come gesto disperato, i militanti dello Stato islamico hanno effettuato tre attacchi suicidi a Sirte.

Per compiere questi attentati sono stati utilizzati i mezzi blindati alla Mad Max già impiegati dai jihadisti in Siria ed in Irak. Uno di questi attacchi, secondo un funzionario dell'esercito del governo di unità nazionale, è avvenuto vicino a un ospedale da campo delle truppe governative.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica