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Jovanotti reporter per caso Che figuraccia a Hong Kong

Il cantante tra i manifestanti: interviste improbabili, traduzioni errate e domande fuori luogo. Ma tutto sul web

Jovanotti reporter per caso Che figuraccia a Hong Kong

Chang Mai (Thailandia) Fare il giornalista è una cosa seria. Almeno così dovrebbe essere. Purtroppo, però, nell'era dove tutto è immediato, dove non c'è spazio per troppe analisi e verifiche, anche l'informazione è diventata un fast food. Soprattutto quella sul web. Nel mondo digitale, infatti, l'importante è riempire, non importa con cosa. E così è successo anche qualche giorno fa, quando il cantante Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che è ad Hong Kong perché ha in programma una regata insieme a Giovanni Soldini, si è trovato per caso in mezzo alle proteste che da mesi stanno infuocando la regione.

In un video, che l'artista ha postato sui social network, si vedono le immagini del numeroso corteo di persone in marcia che scandiscono slogan. Poi, ad un certo punto, si avvicina al primo giovane che gli sta vicino, fermo sul ciglio della strada, gli dice che è italiano e gli chiede se può spiegare in lingua inglese, per una non ben definita «stampa italiana», cosa stanno urlando i manifestanti. Il ragazzo, dopo aver salutato l'Italia guardando nell'obiettivo del cellulare di Jovanotti, dice che stanno reclamando il suffragio universale, ovvero il principio secondo il quale tutti i cittadini di età superiore ad una certa soglia in genere maggiorenni senza restrizioni di alcun tipo, possano partecipare alle elezioni e a tutte le altre consultazioni pubbliche. Il giovane continua spiegando che il loro intento è quello di poter votare direttamente il «chief executive», che non è altro che il governatore di Hong Kong, in pratica il numero uno. Il cantante italiano, che molto probabilmente non conosce il termine, complice anche il chiasso tutto attorno, traduce erroneamente che i manifestanti chiedono di poter votare gli organismi esecutivi. Lo ripete anche al giovane, prima in italiano, poi in inglese. Il ragazzo fa cenno di sì, forse perché per lui è ovvio che, una persona che si è presentata come «stampa italiana» e che è arrivata dall'altra parte del mondo conosca bene l'argomento. Ma non sembra essere così.

Subito dopo il giovane di Hong Kong spiega che i manifestanti vogliono anche una «independent investigation», ovvero un'investigazione indipendente sull'operato violento della polizia durante questi mesi di protesta. Anche in questo caso Jovanotti traduce in modo completamente sbagliato, dicendo che «chiedono l'indipendenza della magistratura».

Poteva finire così. Ma invece no. Lorenzo Cherubini, reporter per caso, chiede poi conferma del fatto che i manifestanti vogliono anche l'abolizione della proposta di legge sull'estradizione in Cina. Una domanda fuori luogo, che denota una non conoscenza dei fatti. La norma, infatti, è stata abolita settimane fa dalla governatrice Carrie Lam. Ed è stata l'unica richiesta fatta dai dimostranti che è stata accettata dal governo di Hong Kong. La proposta di legge sull'estradizione è stata la causa e la scintilla dell'inizio delle proteste che dal giugno scorso stanno scuotendo l'ex colonia britannica e che non sembrano destinate a finire.

In tutta questa storia, ovviamente escludendo che Jovanotti abbia agito in cattiva fede, ma semplicemente d'impulso, essendosi trovato in una situazione nuova e molto diversa dalla routine quotidiana, la cosa che lascia perplessi è un'altra.

E cioè il fatto che Sky Tg24, come mi ha segnalato una collega, abbia pubblicato sul proprio sito il video dell'artista, corredandolo con un articolo che riportava le parole del cantante, senza neanche aver verificato se la traduzione fosse stata corretta oppure no.

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