Torna la guerra sul grano, che si aggiunge alla guerra sul campo tra Russia e Ucraina e acuisce le divisioni interne all'Europa. L'accordo che consente l'esportazione sicura del grano ucraino nel Mar Nero rischia di andare in frantumi, denuncia il governo di Kiev, sottolineando come l'intesa, prorogata il mese scorso e destinata ad alleviare una crisi alimentare globale, sia a rischio dal momento che il numero di navi cargo che passano attraverso il Bosforo e che trasportano prodotti agricoli ucraini rimane «criticamente basso». «La Russia sta nuovamente bloccando 50 navi nel Mar Nero con a bordo grano urgentemente necessario», denuncia anche il rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, ricordando che «le conseguenze della guerra in Ucraina riguardano tutti noi».
Il punto è che le conseguenze della crisi esplodono con le scelte di Polonia, Ungheria, Slovacchia (esclusa per ora la Repubblica ceca), che per difendere i loro produttori nazionali contro il crollo dei prezzi, causato dal grano importato sottocosto dall'Ucraina e senza i dazi imposti prima della guerra, hanno deciso di vietarne l'importazione dal Paese invaso. «Non possiamo mettere in pericolo l'agricoltura ungherese e il sostentamento degli agricoltori ungheresi», spiega il governo di Budapest. Il 15 aprile, la Polonia ha adottato una decisione unilaterale fino al 30 giugno 2023. E anche la Bulgaria e la Romania stanno discutendo il divieto di importare grano ucraino.
Pur condannando fermamente l'aggressione russa, i Quattro di Visegrád (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia) hanno adottato tramite le commissioni per gli Affari Europei, lunedì a Budapest, nell'edificio del Parlamento, una dichiarazione congiunta che richiama l'attenzione dell'Ue sulla sfida rappresentata dal grano ucraino.
Per andare incontro al pressing di Visegrad e alleviare la pressione sui prezzi dei cereali, la Commissione europea sta preparando un nuovo pacchetto di aiuti che potrebbe arrivare a 75 milioni di euro dalla riserva di crisi Pac.
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