New York Monito a Washington e mano tesa a Seul. Nel suo tradizionale messaggio di inizio anno il dittatore nordcoreano Kim Jong Un rivendica il completamento del programma atomico di Pyongyang, e avverte gli Usa che sulla sua scrivania c'è il «pulsante nucleare».
Per il giovane leader il più grande successo ottenuto nel 2017 dal suo paese è stata la «realizzazione storica del completamento delle capacità nucleari». «L'intero territorio americano è sotto il nostro raggio d'azione e il pulsante nucleare è sulla mia scrivania, devono essere consapevoli che questa non è una minaccia, ma la realtà», ha ammonito Kim nel discorso trasmesso dalla tv di stato.
«Non importa quanto l'America voglia attaccarci con la sua potenza militare e atomica - ha aggiunto - loro sanno che ora possediamo una grande potenza nucleare e non oseranno farlo». Il dittatore ha spiegato inoltre che l'obiettivo per il 2018 è di «concentrarsi sulla produzione di massa di testate e missili balistici per il dispiegamento operativo» ma «queste armi saranno usate solo se la nostra società verrà minacciata». Poi ha avvertito nuovamente gli Usa: «che non inizino mai una guerra contro di me o il mio paese». Lo scorso settembre Pyongyang ha condotto il suo sesto e più potente test nucleare, e in tutto il 2017 ha lanciato 18 vettori balistici incluso, lo scorso novembre, quello che si ritiene sia stato un missile intercontinentale Icbm. Per gli analisti, sulla base delle prove attuali, è difficile confermare o smentire l'affermazione del regime che ora è in grado di colpire obiettivi in territorio americano come New York o Washington. Ma il paese asiatico deve ancora dimostrare pubblicamente di poter collocare su un missile una testata sufficientemente piccola da non comprometterne il volo. Nel suo discorso di inizio anno, comunque, il dittatore non ha mai menzionato il presidente americano Donald Trump, ma ha mantenuto i consueti toni di sfida nei confronti degli Stati Uniti. Ben più conciliante, invece, si è mostrato con Seul, esprimendo il suo augurio per il miglioramento dei rapporti. La vera apertura, tuttavia, è stata la proposta di colloqui immediati con la Corea del Sud su una eventuale partecipazione del Nord alle Olimpiadi invernali di PyeongChang, che si terranno dal prossimo 9 febbraio.
«La partecipazione della Corea del Nord ai Giochi sarà una buona opportunità per mostrare l'unità della gente - ha detto - speriamo che la manifestazione sia un successo». È la prima volta che Kim parla di una tale possibilità, e il messaggio è stato accolto favorevolmente da Seul, che ha dato la sua disponibilità ai negoziati, purché questi riguardino il miglioramento dei legami tra Nord e Sud e la costruzione della pace nella penisola. Un paio di pattinatori nordcoreani si sono qualificati per i Giochi, e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, vuole che il paese vicino gareggi a PyeongChang, con la speranza che la manifestazione possa «diventare un'Olimpiade per la pace».
L'apertura del giovane leader potrebbe anche alleviare le preoccupazioni internazionali su possibili attacchi di Pyongyang durante le gare (che si terranno a meno di 100 km dal confine) allontanando lo spettro di defezioni. Solo un mese fa, per esempio, l'ambasciatrice Usa all'Onu, Nikki Haley, aveva paventato la diserzione del team a stelle e strisce a causa delle tensioni al di sopra del 38esimo parallelo, spiegando come la partecipazione sarebbe dipesa dalla situazione nella zona a febbraio.
Moon, da parte sua, ha suggerito a Washington di rinviare le
esercitazioni militari congiunte annuali a dopo la conclusione dei Giochi e delle Paraolimpiadi, in programma all'inizio di marzo. Manovre che Pyongyang ha ripetutamente condannato, definendole una prova generale di guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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