Kurz «l'europeo» al governo. Ma Vienna vira tutta a destra

Interni, Esteri e Difesa ai nazionalisti euroscettici. Si riapre la questione della cittadinanza agli altoatesin

Kurz «l'europeo» al governo. Ma Vienna vira tutta a destra

Sarà il governo più a destra d'Europa insieme con quelli della Polonia e dell'Ungheria. A quasi due mesi dalle elezioni austriache, il giovanissimo leader del partito popolare (Övp) Sebastian Kurz - uscito vincitore dal voto dello scorso 15 ottobre - ha annunciato il raggiungimento di un accordo per la formazione dell'esecutivo con il partito liberale (Fpö), che in realtà è fin dai tempi ormai lontani di Jörg Haider un movimento di destra nazionalista radicale.

La notizia importante non sta tanto in questo annuncio, che era atteso e solo questione di tempo, quanto nella ripartizione dei ministeri, che dà quasi l'impressione che a vincere le elezioni sia stato il ruvido euroscettico Heinz-Christian Strache e non la trentunenne emergente stella politica dei popolari Kurz. All'Fpö sono stati infatti attribuiti tre ministeri che un tempo si sarebbero definiti «della forza»: Interni, Esteri e Difesa - oltre al logico vicecancellierato, che spetta di diritto al leader del secondo partito della coalizione di governo. Tra i sette ministri dei nazionalisti ci sarà (alle Infrastrutture) anche Norbert Hofer, il candidato della destra che lo scorso anno perse per un pugno di voti la sfida con il verde Alexander van der Bellen per la presidenza della Repubblica.

Considerato il ruolo strategico dell'Austria in questioni essenziali a livello europeo come quella dell'immigrazione, la scelta di Kurz (ovviamente condizionata dal peso in Parlamento dell'Fpö, che dispone di 51 seggi contro i 62 dei popolari su un totale di 183) non dovrebbe mancare di avere importanti ricadute. Che certamente riguarderanno anche l'Italia e la gestione dei passaggi di confine del Brennero e di Tarvisio, dove già in passato si è assistito a qualche inutile esibizione muscolare da parte austriaca per rimarcare la volontà di non far passare immigrati irregolari provenienti dall'Italia.

Senza dimenticare la delicata questione dell'Alto Adige: Strache insiste da sempre sulla pretesa di ricondurre entro i confini austriaci il Sud Tirolo perduto nel 1918. E il suo partito vuole, in alternativa, che il governo discuta della concessione della cittadinanza austriaca agli altoatesini di lingua tedesca. Ipotesi che galvanizza i partiti etnici sudtirolesi che già parlano di «assicurazione sulla vita».

Già all'indomani della vittoria elettorale di ottobre, il giovane Cancelliere in pectore aveva assicurato che un governo da lui guidato con il partito nazionalista ed euroscettico di Strache come partner «sarebbe stato europeista o non sarebbe stato». In realtà la stessa piattaforma elettorale dei popolari era molto spostata a destra, soprattutto sui temi della sicurezza e del controllo dell'immigrazione. I temi su cui Kurz intendeva caratterizzare l'azione del nuovo governo erano semmai quelli economici: spettano infatti al suo partito Economia e Finanze.

E non a caso ieri Strache ha chiarito che non ci sarà alcun referendum sulla permanenza dell'Austria in Eurozona: è in cambio di questa rinuncia a un suo obiettivo di prima grandezza che l'Fpö ha ottenuto ministeri tanto importanti.

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