Radical chic

L’orrido manifesto rosso dei radical chic

L'appello a Macron degli intellettuali francesi è quanto di più orribile ci possa essere. Ci siete o ci fate?

L’orrido manifesto rosso dei radical chic

La radicalchiccaggine, scusate il neologismo, sta tutta in una delle 30 firme apposte da sedicenti intellettuali all’appello in difesa dei terroristi rossi arrestati (e subito liberati) in Francia. Tra i nomi spunta quello di Valéria Bruni-Tedeschi, scritto proprio così, con l’accento sulla “e” che possono vantare solo i francesi di sangue e i radical chic di un certo peso.

Quell’orrido manifesto andrebbe letto, riletto, esposto al ludibrio della pubblica piazza, portato nelle scuole per dire: cari ragazzi, fate di tutto per non diventare mai così. Chi scrive è nato nel 1992, Craxi volgeva al termine e il terrorismo rosso era già un mezzo ricordo del passato. Quindi l’irritazione cutanea provocata dal leggere quell’appello a Macron non è l'effetto di alcun condizionamento temporale o ideologico. È solo il fastidio per le stupidaggini che vi sono scritte.

Fa infatti specie leggere parole come “rifugiati” riferite a sette terroristi rossi (non ex, ma ancora tali), quando quei signori sono scappati dal Paese che voleva solo giudicarli per i loro crimini. Fa orrore leggere del “doloroso esilio” che avrebbero vissuto a Parigi, quando i familiari delle vittime ancora non riescono a rimarginare le ferite di quegli assassinii. Fa senso sentir parlare di “spaventapasseri” utilizzati “per scopi politici”, quando pretendere il rientro nelle patrie galere di un manipolo di criminali dovrebbe essere il fondamento di ogni Stato liberale.

Macché “vendetta”, cari radical chic. Ma davvero riuscite a dire che quei signori erano attivisti “impegnati” nella violenza politica, come se ammazzare fosse un lavoro normale? Della serie: “Mi scusi, lei: che lavoro fa?”. “Mah, niente: l’impiegato in una banda di terrorismo politico”. Ci siete, o ci fate? “Il contesto era diverso”, dite. Certo. Un tempo era molto peggio. Ed è per questo che sono riusciti a rifarsi una vita in Francia senza pagare per i loro errori. Nel senso che anni fa il "contesto" si poteva riassumere in un caldissimo brodo culturale che allevò quei “compagni che sbagliano” e li armò ideologicamente. Loro erano il braccio armato di un’ideologia che aveva tanti sostenitori. E mentre i malandrini di destra venivano giustamente trattati da criminali, quelli di sinistra godevano di un’aura di giustificatoria comprensione. Niente di più orribile. Racconta oggi Vittorio Feltri un aneddoto inquietante: il giorno dell’assassinio della scorta di Aldo Moro, durante un convegno di sindacalisti, all’annuncio del rapimento dell’esponente Dc la platea scattò in un fragoroso applauso.

Ecco, miei cari radical chic: voi siete rimasti a quell’applauso. Vi scorticate ancora le mani ben curate per sostenere gente che non merita neppure il rispetto che si può concedere a chi ha combattuto una guerra “dalla parta sbagliata”. Perché allora non ci fu alcuna guerra civile, nessuna “strategia della tensione” che potesse giustificare l'uccisione di giornalisti, politici, operai, gente comune. Si chiamano omicidi, punto.

E poco importa se per 40 anni la giustizia francese li ha coccolati. Poco importa se decine di presidenti, di destra e di sinistra, si sono accomodati al vostro tavolo ricoperto di caviale e mezze bugie. E sì, il loro arresto equivale - come scrivete - ad accusare l’amministrazione francese “di aver protetto, per quaranta anni, degli assassini”. Perché è proprio questo quello che è successo: l’Eliseo ha protetto dei criminali. Punto. Pietrostefani e soci non hanno “deposto le armi” come fanno i combattenti in guerra, sono solo scappati dai loro guai giudiziari. Vi hanno fatto credere di essere combattenti di una battaglia giusta, a volte di essere innocenti, e gli avete pure creduto. Non vi è bastato sostenere Cesare Battisti, il quale vi ha infinocchiato per anni per poi confessare i suoi delitti una volta finito dentro le patrie galere?

Poco importa, infine, se ormai sono dei rispettabili cittadini francesi, se hanno lavorato come impiegati nello Stato, se hanno 80 anni e si sono rifatti una vita. Non c’è debito con la giustizia che non si debba pagare, soprattutto quando il crimine è così odioso e la ferita storica tanto profonda. Cari intellettuali radical chic, fateci e fatevi un favore: smettetela di difendere l’indifendibile. Lasciate perdere appelli pettinati e lettere pseudo libertarie. Lasciate che l’Italia sani la sua ferita.

E non ci rompete le scatole.

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