Ultime notizie dall'11 settembre 2001, il giorno in cui l'attentato più spettacolare e agghiacciante della storia ha sgretolato le Torri Gemelle di New York e tutte le nostre certezze di paciosi occidentali. È stata identificata la vittima numero 1643 del crollo. I resti erano stati ritrovati sei anni fa ma solo nei giorni scorsi l'esame del Dna su quei brandelli ha consentito di dar loro un nome, che peraltro non è stato reso noto per volere della famiglia. Si sa solo che si tratta di un uomo.
La contabilità del giorno che ha cambiato la nostra vita è attualmente la seguente. Morti accertati: 2753. Morti identificati: 1643. Morti senza nome: 1110.
Il fatto è che il processo di identificazione delle vittime va avanti molto lentamente. Negli ultimi cinque anni i corpi che hanno avuto un nome sono stati solo cinque, uno all'anno. E questo malgrado i progressi tecnologici nell'analisi del Dna siano stati prepotenti negli ultimi anni. Di questa indagine lunga ed emotivamente impegnativa si occupa il team di medici legali del New York City Medical Examiner's Office, guidati da Mark Desire. Il quale ha più volte ripetuto che «in quanto scienziato forense devi essere addestrato a essere neutrale e imparziale, ma l'investigazione sul World Trade Center è un'altra cosa e quando incontri le famiglie gli abbracci, i ringraziamenti ti portano a empatizzare con loro e ti danno la forza per lavorare con sempre maggiore impegno a quel processo».
Un'opera apparentemente inutile, quella del riconoscimento dei resti dell'11 settembre, ma che serve alle famiglie delle vittime non ancora identificate per sperare che un giorno anche loro avranno dei resti da piangere. Ma serve ancora di più a New York per continuare a fare i conti con il giorno più orribile della sua storia. Una sorta di terapia di gruppo condotta da alcuni scienziati in camice bianco.
Era dal luglio del 2018 che il pallottoliere delle vittime con un nome non si muoveva. Quel giorno di undici mesi fa fu identificato Scott Michael Johnson, un esperto di finanze di 26 anni che lavorava all'ottantanovesimo piano della Torre Sud come analista di sicurezza per la Keefe, Bruyette&Woods.
E ora lo staff del New York City Medical Examiner's Office si è rimesso all'opera su nuovi resti. Un lavoro sempre più impegnativo, perché la maggior parte dei campioni sono ossa, che sono materiali da cui è difficile generali profili genetici.
Non solo: ormai sono passati quasi diciotto anni da quel giorno, e gran parte del Dna delle vittime è stato distrutto o rovinato, anche a causa dell'esposizione al fuoco, al calore e al carburante dei jet. Una nuova tecnologia a base di cuscinetti a sfera a ultrasuoni consente di polverizzare le ossa in maniera ancora più fine, ciò che rende più facile estrarre il Dna.
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