Antonio Signorini
Roma Per i Cinque stelle è una grande vittoria, «siamo riusciti a ottenere un rinvio senza alcuna penale per l'Italia». Per Matteo Salvini «il Cda Telt ha approvato all'unanimità i bandi della Tav», una «scelta chiara e unanime». La verità per una volta non sta nel mezzo. Ieri, come anticipato nei giorni scorsi, Telt, società responsabile della realizzazione del tratto transfrontaliero dell'alta velocità Torino Lione, ha tenuto regolarmente il consiglio di amministrazione e ha dato il via ai famosi bandi per la realizzazione dei nuovi lavori. Un atto formale che risponde alla legge francese, che prevede in questa fase dei lavori degli «avis de marches», gli inviti alle aziende a presentare candidatura.
Un via libera unanime da parte del Cda composto da rappresentanti italiani e francesi. Gli avvisi prevedono «l'esplicitazione della facoltà di interrompere senza obblighi e oneri la procedura in ogni sua fase», ha precisato la società italo francese. E proprio su questo si sono basate le diverse interpretazioni della decisione di ieri.
Al termine della procedura per le manifestazioni di interesse, prima di procedere all'invio dei capitolati di gara alle imprese, Telt verificherà la volontà dei due Governi di andare avanti e, in caso di indicazione negativa, potrà interrompere la procedura. Ma non annullarla.
Se prevarrà la linea dei pentastellati l'esecutivo di Roma chiederà ancora tempo alla Francia e a Telt arriverà il mandato a rinviare la pubblicazione dei capitolati di gara. Scelta che significherebbe una sconfitta per la Lega. Se invece Telt non dovesse ricevere input di questo tipo, le procedure per assegnare i lavori andrebbero avanti. Una sconfitta per il M5s.
Il dato certo è che Telt va avanti con le procedure che daranno il via ai lavori per 2,3 miliardi di euro. Che, per il momento, Italia e Francia evitano di perdere i finanziamenti europei per la realizzazione dell'opera. E che, come previsto, rimane aperto un varco per eventuali decisioni politiche entro sei mesi. Decisioni che non potranno non tenere conto della posizione di Parigi. Ieri il ministro francese ai trasporti Elisabeth Borne ha aperto al dialogo con l'Italia: «La Francia ribadisce il suo pieno impegno sulla Torino-Lione e la sua disponibilità per una discussione tra i partner», ha spiegato. Per la Commissione europea è intervenuto Pierre Moscovici. «Spero che gli amici italiani quali che siano le vicissitudini temporanee, vadano avanti con l'opera. Non è illegittimo rivalutare le cose ma secondo me è un errore dire che questo progetto è negativo».
Se tra sei mesi si ripeterà quello che è successo ieri, con il governo costretto a proseguire nella strada tracciata dai trattati internazionali, arriveranno anche i capitolati di gara. In caso di rinvio, le manifestazioni di interesse arrivate dalle aziende, resteranno comunque valide in attesa di un via libera del governo. Per questo ieri il vicepremier Salvini non ha calcato la mano.
«La Tav - ha spiegato - è una delle tante opere pubbliche, in Italia ci sono 300 cantieri da riaprire». Per il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli sulla Tav «non c'è nessun vincitore e nessun perdente». Ma i giochi si riapriranno tra sei mesi. E si chiuderanno con un vincitore e uno sconfitto.
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