New York Il mondo ha dovuto attendere 65 anni prima di vedere messa la parola fine ad uno dei conflitti più complicati del secondo dopoguerra, figlio della logica di spartizione del mondo decisa a Yalta. La fine della Guerra tra le due Coree potrebbe arrivare presto, entro il 2018, in base all'intesa raggiunta durante lo storico incontro tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano Kim Jong-un. È questo uno dei principali risultati della Dichiarazione congiunta siglata dai due leader a Panmunjom, il villaggio simbolo dell'armistizio del 1953. Insieme alla denuclearizzazione della penisola, un aspetto chiave della normalizzazione dei rapporti tra Pyongyang e la comunità internazionale. Quest'ultimo è un punto considerato indispensabile dagli Stati Uniti, e propedeutico all'incontro tra Kim e il presidente americano Donald Trump, che si dovrebbe tenere nelle prossime settimane.
«La guerra coreana finirà - esulta il tycoon su Twitter -. Gli Usa e tutto il suo grande popolo dovrebbero essere molto fieri di ciò che sta avendo luogo in Corea, dopo un anno furioso di lanci di missili e test nucleari». The Donald si dice «incoraggiato» del vertice intra-coreano, e spera che il suo incontro con Kim sarà proficuo. Ma «vedremo cosa succederà», precisa, assicurando di mantenere la massima pressione fino alla denuclearizzazione. I Kim-scettici nutrono ancora diversi dubbi sulla reale volontà del dittatore di rinunciare al suo arsenale atomico, definendo le ripetute strette di mano dei due leader a favore di telecamere, attraverso i reciproci confini, null'altro che una vetrina. «Una nuova storia comincia adesso», scrive invece Kim sul libro degli ospiti. E a Moon dice: «Non interromperò più il tuo sonno di prima mattina», riferendosi al lancio di missili balistici. Il culmine della giornata è la firma della dichiarazione congiunta, che racchiude ambiziose promesse di riconciliazione. Le due Coree si sono impegnate a trasformare entro il 2018 l'armistizio siglato nel 1953 in un vero trattato di pace. Moon e Kim hanno poi «confermato l'impegno di completare la denuclearizzazione della penisola», concordando anche di ridurre gli arsenali convenzionali. Tra i due leader ci saranno, su base regolare, incontri e telefonate dopo la recente apertura di una linea rossa.
«Con oggi si apre un nuovo capitolo», chiosa Moon, che in autunno si recherà in visita a Pyongyang. Trump, da parte sua, tiene a sottolineare il ruolo svolto dalla Cina per gli sviluppi tra i due Paesi. «Non bisogna dimenticare il grande aiuto che il mio amico Xi Jinping ha dato agli Stati Uniti, in particolare al confine con la Corea del Nord», afferma il Commander in Chief: «Senza di lui sarebbe stato un processo molto più lungo e difficile». E da Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri esprime l'auspicio che le parti possano rafforzare il consenso raggiunto a Panmunjom. Il risultato del vertice, spiega, «aiuta la soluzione politica delle questioni nella penisola». Anche per Mosca l'incontro è un «passo importante». «Do il benvenuto a ogni negoziato capace di portare a una risoluzione organica delle varie sfide», sottolinea invece il premier giapponese Shinzo Abe.
Rimane tuttavia il nodo dei cittadini del Sol Levante rapiti dai servizi segreti nordcoreani, condizione che Tokyo insieme alla denuclearizzazione pone come indispensabile per avviare un dialogo con Pyongyang. Al Palazzo di Vetro, intanto, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres «plaude» al summit, e «conta sulle parti perché attuino rapidamente» gli impegni presi.
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