L'addio a Palazzo Grazioli: ora apre la "Arcore romana"

Berlusconi trasferisce il quartier generale nella villa che aveva prestato a Zeffirelli: "Mi mancava il verde"

L'addio a Palazzo Grazioli: ora apre la "Arcore romana"

Nella villa sull'Appia Antica, un po' dannunziana e stracolma di foto d'epoca, prestigiosi premi e preziosi ricordi, Franco Zeffirelli ha vissuto fino alla morte a giugno 2019 e il suo proprietario, Silvio Berlusconi, quando è andato a visitarla nell'autunno scorso è rimasto colpito dall'atmosfera raffinata quanto decadente che raccontava il grande Maestro. È stato probabilmente in quel momento che ha deciso di farne la sua Arcore romana, chiudendo la residenza nobiliare di Palazzo Grazioli, teatro di un'altra stagione. In particolare, il grande parco con la piscina l'ha conquistato, per il fascino della vegetazione attorno all'edificio degli Anni Trenta e anche per la vicinanza all'aeroporto di Ciampino, dove atterra il suo jet privato ogni volta che viene nella capitale.

«Mi trasferisco qui - ha annunciato ai suoi collaboratori -.A Palazzo Grazioli sono stato benissimo, ma mi mancano il verde e la natura. Preferisco stare fuori dal centro, come ad Arcore. E poi qui è comodissimo, quando arrivo in aereo».

Detto fatto. La squadra di architetti si è messa in moto per ristrutturare la villa ormai molto fané con i suoi giardini inselvatichiti, sull'antica strada con la quale i romani vollero congiungere l'Urbe alla lontana Brindisi, in fondo allo Stivale. Il Cavaliere quella residenza l'aveva comprata nel 2001, per 3 miliardi e 775 milioni e poi l'aveva prestata al grande regista, suo amico e consigliere fin dalla discesa in politica del 1994 e dalla nascita di Forza Italia e poi senatore azzurro.

A farlo decidere per il cambiamento hanno pesato varie considerazioni, spiegano nell'entourage dell'ex premier, escludendo però che ci sia qualcosa di simbolico, come a suggellare la fine di un'epoca e un qualche disimpegno. La circostanza casuale di ritrovarsi a disposizione una bella villa a Roma, lontano dai palazzi del Parlamento che non frequenta più ora che è eurodeputato e anche il vantaggio economico di lasciare la sontuosa e centralissima villa Grazioli, dove pagava un affitto di circa 40mila euro al mese. Una scelta di «eliminare spese superflue», anche perché Berlusconi a Roma viene di meno e nel palazzo di via del Plebiscito, una volta principale sede del capo e del partito azzurro, da almeno due anni non si fanno più importanti vertici di Fi e di tutto il centrodestra, né affollate riunioni in quel Parlamentino del piano terra, che ha visto comizi infuocati del leader e anche duri confronti tra i suoi parlamentari.

L'aria è cambiata, gli anni d'oro da premier e leader della coalizione lontani, quelli con gli assedi di telecamere e cronisti sotto al Palazzo romano. Il fondatore di Fi sta sempre di più nella sua Arcore da cui segue e dirige ogni movimento del partito ma lascia spazio al vicepresidente Antonio Tajani e ai membri del direttorio per rappresentarlo ad incontri, come gli ultimi con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Nella residenza di via del Plebiscito, dove sono nati governi e accordi partitici, che ha fatto da scenario a summit politici, vertici internazionali, scandalose «serate eleganti» e vicende giudiziarie culminate nella condanna e nell'espulsione dal Senato del 2013, gli uffici erano a personale ridotto e più che altro a disposizione della stretta cerchia di amici-familiari come Gianni Letta, Fedele Confalonieri e pochi altri.

Non servono più i saloni dorati su due piani, gli appartamenti dove venivano ospitati leader stranieri come Vladimir Putin, che giocava con il cane Dudù nei corridoi, neppure la vicinanza ai palazzi delle Camere e del governo. Le ultime riunioni di partito si sono tenute nella sede di Fi in piazza in Lucina o nelle sale di Camera e Senato, con i parlamentari.

La villa sull'Appia, dove Zeffirelli viveva con la sua stravagante corte artistica e dove pranzava con lo stuolo di amati cagnolini sui seggiolini attorno al tavolo, in questa stagione della vita Berlusconi la sente più consona, rilassante e comoda. Nei programmi doveva essere pronta per l'autunno, ma il Covid ha rallentato gli interventi che si prospettano importanti per le condizioni trascurate dell'edificio e i vincoli del parco archeologico. Il Cavaliere, rientrato da poco ad Arcore dal soggiorno di 4 mesi in Provenza al riparo dai rischi del virus, segue tutto da lontano. Studia i documenti sull'avanzamento dei lavori, per le modifiche nell'ampio edificio tutto su un piano, dove si stanno realizzando modernissime cucine quasi industriali, a dimostrazione dell'intenzione del Cav di continuare a ricevere ospiti nella sua nuova residenza. Nella dependance isolata nel parco verde ci saranno invece gli uffici e anche questo testimonia la volontà di lavorare come sempre.

Conta di entrarci con l'inizio dell'anno nuovo, Berlusconi e già progetta di portare sull'Appia antica alcuni dei tesori d'arte della sua

collezione. Sembra che accanto a queste opere rimarranno nella villa anche sofisticati ricordi del precedente illustre ospite. D'altronde, quando morì Zeffirelli Berlusconi promise: «Caro Franco, ti terrò sempre nel mio cuore».

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